Un naufragio è avvenuto stanotte a poche miglia dalle coste di Lampedusa. Sono in tutto nove i corpi dei migranti recuperati: oltre ai due cadaveri trovati nell’immediatezza dei soccorsi, altri sette sono stati recuperati in mattinata da due motovedette della Guardia Costiera, dopo essere stati avvistati da un elicottero impegnato nell’attività di ricerca, che prosegue. Ventidue i superstiti, già trasferiti in porto.
Sull’imbarcazione capovoltasi c’erano una cinquantina di persone, in maggioranza tunisini e subsahariani. Secondo una prima ricostruzione, quando sono arrivate le motovedette per procedere al trasbordo i migranti si sono spostati tutti da un lato e, complice il mare mosso, hanno fatto ribaltare l’imbarcazione. Ci sarebbero anche 8 bambini tra i dispersi: secondo quanto raccontato dai sopravvissuti.
In base ad un’elaborazione dei dati annuali dell’Oim (l’Organizzazione internazionale per le migrazioni), dal 2013 sono circa 19mila i migranti morti e dispersi, affogati nel Mediterraneo.
Questo di seguito è uno dei primi commenti sull’ennesima tragedia del mare comparso sul canale social dell’associazione isolana Askavusa Lampedusa, impegnata da tempo sulla realtà delle migrazioni contemporanee.
“Subito dopo le passerelle del 3 ottobre la triste realtà ci ricorda che nulla è cambiato, anzi. Noi da anni continuiamo a ribadire che bisogna fare in modo di regolarizzare i viaggi intervenendo sul mondo del lavoro (perché mobilità e lavoro sono strettamente collegati) ma soprattutto finirla con le azioni di destabilizzazione e rapina che da secoli Europa e USA praticano in mezzo mondo, a partire dall’Africa”.
“Finirla anche con la propaganda migrazionista che attrae tanti giovani africani in Europa i quali poi si trovano in situazioni disperate all’interno dei centri di detenzione o sfruttati nelle campagne. Chi scappa da conflitti invece dovrebbe poter presentare la domanda di asilo prima di arrivare in Europa (visto la presenza dell’UNHCR in molti paesi) e ricevere la protezione come previsto da accordi internazionali, ma non con le modalità previste dall’accordo di Dublino, con una redistribuzione reale e condizioni dignitose per i riceventi asilo (che come tutti i “migranti” sono resi passivi)”.
“Anche se ribadiamo il problema principale sono le politiche imperialiste del post 1989, politiche e guerre in cui è bene ricordarlo hanno avuto un ruolo fondamentale fondazioni, associazioni e ONG come Amnesty che hanno sponsorizzato agli occhi dell’opinione pubblica le peggiori aggressioni militari per scopi economici e politici”.