Il male del secolo.
Così viene definito, a livello sia medico che mediatico, il cancro. Una malattia che sta mietendo nella società occidentale migliaia e migliaia di vittime. Un male contro il quale ricercatori, scienziati e medici hanno ingaggiato, da anni, una lotta senza quartiere. Una battaglia che si sta avvalendo delle migliori intelligenze del pianeta con l’obiettivo dichiarato di cancellare dall’elenco delle morti quella causata, appunto, dal cancro.
In questo duro braccio di ferro con la malattia l’Italia gioca un ruolo fondamentale. Non solo perché alcuni dei protagonisti di questa guerra sono ricercatori e scienziati italiani – molti di essi peraltro «cervelli in fuga» che hanno condotto le loro ricerche in paesi stranieri come Svizzera, Gran Bretagna o Stati Uniti -,ma soprattutto il fatto che proprio a un italiano è stata affidata la leadership europea anticancro, a riprova della straordinaria considerazione goduta dalle nostre menti a livello mondiale.
Walter Ricciardi, ordinario di Igiene alla Cattolica di Roma – già presidente dell’Istituto superiore di sanità – ha ricevuto un incarico fondamentale per lo sviluppo della lotta al cancro nel nostro continente e non solo.
È stato nominato pochi giorni fa presidente del «Mission board on cancer», una vera e propria missione di ricerca che dispone di un fondo altissimo, da ben 20 miliardi di euro, messo a disposizione dal Parlamento europeo e dagli Stati membri. A comunicare l’assegnazione dell’incarico è stato il Commissario responsabile per la ricerca, la scienza e l’innovazione Carlos Moedas.
«Sono molto contento, non mi aspettavo la nomina», dice emozionato Ricciardi al quotidiano «La Repubblica» «Il board che presiedo è uno dei cinque responsabili delle missioni europee di ricerca e innovazione all’interno di “Horizon Europe”, che con i suoi 120 miliardi di euro in 7 anni, da investire in vari campi, è il più grande programma di ricerca al mondo. Per quanto riguarda la salute, il mio campo, si è deciso di stanziare i fondi per affrontare il problema cancro. Dobbiamo decidere cosa finanziare».
Il team di ricerca sarà composto da 15 esperti di tutta Europa.
«Abbiamo la responsabilità di orientare i contenuti e le linee di ricerca, oltre a rapportarci con il Parlamento e la Commissione Europea» – spiega ancora Ricciardi a «La Repubblica» – «i campi che abbiamo individuato sono quelli della prevenzione, dei determinanti del cancro, dell’ottimizzazione delle cure e della gestione dei “survivors” cioè del sempre maggior numero di persone che, fortunatamente, sopravvivono al tumore. Quindi può trattarsi di ricerca di base ma anche di interventi sociali e clinici. Nei prossimi 18 mesi dobbiamo occuparci di tutta la fase preparatoria dei bandi».
Verranno poi incaricate delle commissioni di esperti che dovranno giudicare i progetti presentati e proporre quelli da finanziare al Board.
La storia del professor Ricciardi, di certo, riempie di orgoglio perché riconosce all’Italia il ruolo di capofila in un progetto che contribuirà a rendere il cancro un nemico sempre più vulnerabile. È senza dubbio una favola bella, la storia di un uomo che con le sue forze, il suo impegno e talento è riuscito a scrivere un capitolo importante del romanzo – molte volte straziante – di questa dolorosa malattia.
Tuttavia, personaggi come Ricciardi, ribadiscono ancora di più l’importanza vitale e strategica della ricerca nell’economia di un paese, di menti cioè che attraverso l’esercizio della ragione e dell’osservazione aprano varchi e porte, permettendo così un miglioramento delle condizioni di vita delle persone.
Non sarebbe stata una favola bella ed emozionante quella del professor Ricciardi se il suo sviluppo non si fosse intrecciato a un’altra fondamentale svolta nella lotta al cancro. La nomina di Walter Ricciardi a guida del «Mission board on cancer», infatti, è arrivata a poche ore dal conferimento del Premio Nobel per la Medicina a William Kaelin, Peter Ratcliffe e Gregg Semenza.
Tre ricercatori che hanno scoperto come le cellule reagiscono alla mancanza di ossigeno, e come si adattano di conseguenza modificando il loro metabolismo e i loro livelli di attività. Questa scoperta ha consentito di conoscere ancora più da vicino il comportamento delle unità cellulari – in particolare di quelle tumorali – e carpire i segreti di questi meccanismi. L’obiettivo dichiarato, ora, è quello di mettere a punto farmaci che possano bloccare questo tipo di azioni e impedire dunque la proliferazioni delle cellule maligne in ambiente anaerobico.