Un’attesa durata un quarto di secolo. Prima la chiusura dell’Antiquarium, poi il destino sempre più precario di migliaia di reperti; nel mezzo ritardi, promesse, crisi politiche e stalli che hanno rischiato di impantanare il sogno di intere generazioni di studiosi e cittadini.

Stamane, nella Sala Convegni della Reale Reggia di Quisisana, è stato finalmente firmato il Protocollo d’Intesa che sancisce il via libera all’istituzione del Museo Archeologico “Libero D’Orsi” di Castellammare di Stabia che vedrà la luce entro la fine del 2021.

A siglare l’accordo il sindaco della città di Castellammare, Gaetano Cimmino, e il Direttore del Parco Archeologico di Pompei, Massimo Osanna. Una convenzione racchiusa in poco meno di una decina di pagine, all’interno della quale sono state indicate le linee guida principale per la nascita del museo.

A sinistra il sindaco Gaetano Cimmino, a destra il Soprintendente Massimo Osanna durante la firma.

L’esposizione con gli oltre ottomila reperti – che verranno mostrati al pubblico a turnazione – occuperà ben quattromila metri quadrati, circa la metà dell’antica residenza borbonica, con affreschi, pitture, suppellettili e altri svariati reperti provenienti da tutto l’ager stabianus, ma anche uffici, depositi e un vero e proprio polo di ricerca legato alle attività della “Scuola Superiore Meridionale” di Napoli, dove studenti e ricercatori potranno formarsi e portare avanti studi sull’antica Stabiae e su tutte le civiltà che si sono affacciate antichità sul Mediterraneo.

«È un sogno diventato finalmente realtà» ha commentato emozionato il prof. Massimo Osanna «dopo cinque anni riusciamo a realizzare il progetto museo. Un progetto che porta al centro della cultura del territorio un’attrice importante come la città di Castellammare di Stabia. Un risultato che è stato reso possibile grazie alla sinergia con l’amministrazione Cimmino e i diversi tecnici che hanno coordinato le varie fasi di questo accordo».

Sulla stessa lunghezza d’onda il primo cittadino.

«È un momento importante per la nostra città – ha dichiarato il sindaco – non solo perché si da forma al Museo che deve rappresentare il cuore della stabiesità; ma soprattutto perché la Reggia di Quisisana assumerà finalmente una funzione chiara e centrale».

La nascita del museo “Libero D’Orsi” – il professore che alla fine degli anni ’40 riscoprì i tesori dell’antica Stabiae e delle sue ville – si lega indissolubilmente al rilancio pieno e definitivo degli scavi stabiani sulla collina di Varano.

«Con il prof. Osanna – ha sottolineato il sindaco Cimmino – vogliamo rilanciare le antiche ville inserendole nel circuito dei grandi siti vesuviani. La nostra città sta vivendo un momento di luce, di cui è testimonianza non solo questa convenzione ma anche l’intenzione  di dare alla Reggia, che ospiterà il museo, una veste degna attraverso il rifacimento del Viale degli Ippocastani che ne rappresenta l’ingresso naturale e monumentale».

«Oltre a contenere una parte dello straordinario patrimonio archeologico di Stabiae – ha inoltre sottolineato il Soprintendente Osanna – il Museo stabiano dovrà essere nelle nostre intenzioni uno spazio a vocazione internazionale, con tecnologie moderne, spazi fruibili per i visitatori e soprattutto un respiro mediterraneo che ne dovrà connotare l’esistenza. Questo aprirsi del museo verso l’esterno, a quella cultura cosmopolita di cui fu massima espressione la civiltà romana, vuole anche essere un modello per la definizione del Parco Archeologico di Stabiae, i cui due fuochi saranno il Museo e le Ville, per il quale però occorre ricucire un tessuto antico che è stato violato da anni di abusivismo edilizio. Se vogliamo pensare a un Parco – con un museo che ne sottolinei l’importanza e la presenza – bisogna pensare a una realtà bonifica e riqualificata su tutta quanta la collina di Varano».

Infine, un passaggio dedicato a Grotta San Biagio, la galleria di età paleocristiana situata sotto il costone di Villa Arianna e che ospita importantissime testimonianze dell’arte e della cultura di età paleocristiana.

«C’è un accordo che stiamo stipulando – ha rivelato Osanna – con l’Università di Bologna per riprendere gli studi e le ricerche, partendo da tutto il dossier delle scoperte, talvolta tumultuose, fatte nei decenni addietro. Si inizierà con la ricerca, con una veste rigorosa e scientifica, per poi procede al processo di un restauro complesso e delicato, non solo per il contesto archeologico, ma anche per l’ambiente circostante dentro cui è calata la Grotta. Nostro obiettivo è quello di riaprirla al pubblico».

Angelo Mascolo

 

 

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