Ha trascorso quasi tre ore nella caserma dei carabinieri di San Giorgio a Cremano, prima di salutare con insospettabile cortesia i militari e raggiungere il drappello di amici e familiari che lo aspettavano in strada.
È l’epilogo dell’ultima bravata di Michele Mazzarella, 20 anni, denunciato lunedì sera per porto d’oggetti atti a offendere dopo essere stato fermato da una pattuglia attorno alle 18 in via De Lauzieres, mentre brandiva un cric in mezzo a un gruppo di coetanei. L’arma improvvisata, stando alla sua versione, gli sarebbe servita per proteggersi da fantomatici agguati: «Mio zio è diventato collaboratore di giustizia, qualcuno potrebbe volermi morto per questo», è stata la spiegazione fornita agli investigatori.
Il fresco pentito in questione, Alfonso Mazzarella, è ritenuto essere esponente di spicco dell’omonima cosca criminale di Napoli Est. Un fattore di minaccia ritenuto comunque poco attendibile e in ogni caso assolutamente insufficiente a giustificare la condotta del nipote.
Il giovane non è nuovo a simili plateali intemperanze. Appena un mese fa era stato bloccato nei pressi di piazza Troisi e deferito dalla polizia con la medesima accusa. Nella circostanza gli agenti gli avevano trovato addosso e sequestrato un’accetta di circa 30 centimetri. La sensazione netta, anche negli ambienti delle forze dell’ordine, è che al 20enne non dispiaccia ostentare il proprio «status» familiare, scimmiottando grottescamente personaggi con i quali non avrebbe nemmeno legami così diretti. Atteggiamenti che peraltro sembrano non andare giù ai parenti: «Quando esce da qui – ha detto a voce alta una donna fuori ai cancelli -, ciò che non gli hanno fatto capire i carabinieri glielo spiego io per bene». Nella speranza che l’ennesima lavata di capo porti ai risultati sperati.