Torre Annunziata, convegno “Le grandi problematiche della criminalità ambientale”

Per Pierpaolo Filippelli, Procuratore della Repubblica di Torre Annunziata, “Il crimine ambientale significa compiere delitti contro la salute pubblica. Va detto che spesso il quadro normativo di riferimento è assai confuso: sono tante le norme e spesso sono poco chiare”

Un giro di affari da 16,6 miliardi di euro e attorno al quale ruotano 368 clan. Sono i numeri legati ai reati di natura ambientali illustrati questo pomeriggio durante il convegno “Le grandi problematiche della criminalità ambientale anche con riferimento alla gestione urbana dei rifiuti” organizzato dalla Fondazione Forense “Enrico De Nicola” presso l’aula “Giancarlo Siani” del Tribunale di Torre Annunziata. A fornire i dati, derivanti da uno studio condotto da Legambiente, è stato il presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati oplontini Luisa Liguoro: “La Campania – ha aggiunto – ha purtroppo il triste primato del maggior numero dei reati contestati, mentre le province più colpite sono invece Roma e Bari. Abbiamo alta l’attenzione sul tema della tutela ambientale e per questo come Ordine abbiamo in animo di organizzare un ciclo di studi per formare i giovani colleghi in particolare sui dettami della legge 68 del 2015”.




A fargli eco il presidente del Tribunale di Torre Annunziata, Ernesto Aghina: “Oggi il tema dell’ambiente è al centro dell’attenzione mediatica grazie anche all’opera di una ragazzina, Greta, che è stata capace di riportare in maniera dirompente l’attenzione su questo drammatico argomento. Io riporto le parole pronunciate qualche tempo fa dal procuratore Cafiero de Raho, secondo cui i reati ambientali portano nelle casse delle organizzazioni criminali più introiti della droga”.

Per Pierpaolo Filippelli, Procuratore della Repubblica di Torre Annunziata, “Il crimine ambientale significa compiere delitti contro la salute pubblica. Va detto che spesso il quadro normativo di riferimento è assai confuso: sono tante le norme e spesso sono poco chiare”.

Gennaro Torrese, presidente della Fondazione Forense “Enrico De Nicola” ha evidenziato come “Lo scioglimento dei ghiacciai, l’inquinamento dell’aria e dei mari sono temi che devono riguardare tutti. La nostra generazione ha un debito nei confronti di quelle future: se non interveniamo nel nostro piccolo, rischiamo di compromettere la vivibilità dell’habitat che lasceremo ai nostri figli. Di questo passo, nel 2050 si potrà uscire di casa solo con le mascherine. Esistono nel mondo 1.100 accordi in materia ambientale, con 88 paesi impegnati e 65 norme ad hoc. Appoggiare e finanziare processi industriali per ridurre l’inquinamento è la strada da percorrere. Le tasse e le multe per chi inquina rischiano solo di consentire ai governi e ai comuni di fare cassa”.




Molto incisivo Nicola Russo, in carica alla Scuola Superiore della Magistratura, che ha affrontato l’argomento legato a “I rischi delle attività produttive sul territorio e le ecomafie”: “C’è un marcato interesse della criminalità organizzata nella gestione rifiuti e nel settore dell’edilizia. Di contro c’è una forte permeabilità della pubblica amministrazione alla corruzione ambientale. È chiaro: i rifiuti producono ricchezza e le mafie hanno un elevato interesse alle dinamiche economiche. La domanda, però, non la creano le mafie, che colmano solo quel vuoto. La risposta sanzionatoria funziona, attraverso le confische e le condanne, ma non è comunque sufficiente”.

Presente anche il deputato Catello Vitiello, fresco di adesione a Italia Viva, che ha parlato delle novità in materia di illeciti ambientali derivanti dall’attività del Parlamento: “Innanzitutto vanno evidenziati i piani programmatici proposti dal ministro Costa, molto positivi, che non condivido al 100%. Ma quello che ci troviamo di fronte è un problema più profondo. Servono modelli culturali e in questo la politica deve dare esempi comportamentali, che siano utili a prevenire i reati. Penso ad esempio al sindaco di Sassano, che ha portato la sua città a quota 90% di differenziata”.

Maria Formisano, consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Torre Annunziata, ha focalizzato la sua attenzione sulla questioni tecnico-giudiriche della legge 68/2015.

A chiudere i lavori – moderati dall’avvocato Marilina Pasqua – l’intervento del vicepresidente della giunta regionale della Campania, Fulvio Bonavitacola, che cita l’articolo 5 della Costituzione quale “messaggio all’unità della Repubblica, intesa come appartenenza. Oggi però noi siamo un contenitore di corporazioni: Mattarella sembra quasi il presidente di tante repubbliche diverse”. Ecomafie, abusivismo, ecoreati, bonifiche: spazia su più fronti il numero due della Regione. Ma cerca anche di trovare messaggi positivi: “In termini di differenziata oggi la Campania è al 54%. Se arriviamo al 65%, può bastare anche solo l’impianto di Acerra. Servono invece impianti che trattino rifiuti differenziati, penso ad esempio che occorrano venti impianti di compostaggio. Però, nessuno li vuole. E qui bisogna fare uno sforzo per superare l’impiantofobia”.



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