La vertenza si è chiusa oggi alla Regione Campania senza un accordo tra l’azienda e i sindacati. Il termine ultimo per licenziamenti è fissato per il 23 marzo 2020. La procedura di licenziamento riguarda 350 addetti su 700 del sito casertani.
In una nota, la Jabil, multinazionale dell’elettronica con stabilimento a Marcianise, spiega che “il confronto si è concluso senza addivenire ad una condivisione sulle modalità di gestione degli esuberi”, e che “l’azienda ha presentato istanza di intervento della Cassa integrazione – già più volte prorogata – fino al 23 marzo 2020, confermando l’impegno a non procedere a licenziamenti unilaterali fino alla stessa data. L’obiettivo è quello di attenuare il più possibile l’impatto sociale dell’esubero dichiarato”.
Ci sono 120 giorni di tempo per l’azienda ora per inviare le lettere di licenziamento. Intanto che gli esuberi diverranno effettivi, l’azienda continuerà a provare a convincere i lavoratori ad accettare l’esodo incentivato, ma con meno risorse rispetto al passato, o la ricollocazione in altre aziende del territorio.
Nel frattempo la stessa Jabil conferma che resterà a Marcianise “in coerenza con il piano industriale già esposto al Ministero dello Sviluppo Economico lo scorso 17 ottobre”. Proprio in risposta a quanto paventato dai sindacati e cioè che la decisione della azienda potrebbe nascondere un progressivo disimpegno dal territorio casertano. “Avevamo tentato con la Jabil – dice il segretario della Fiom-Cgil di Caserta Francesco Percuoco – di individuare dei percorsi che potessero invogliare i lavoratori a valutare le opportunità offerte, ma l’azienda ha deciso di andare avanti unilateralmente. I licenziamenti sono inaccettabili” conclude il sindacalista.
“Condividere solo una parte del percorso, ovvero la cassa integrazione, e poi decidere di andare da solo sulla parte più importante degli esuberi e degli strumenti alternativi – dice il segretario della Uilm Campania Antonello Accurso – non è un buon modo per gestire una vertenza così complessa. Invitiamo la Jabil a ripensarci, e a gestire la situazione con modalità concordate”
Molto duro il giudizio dei sindacati, che hanno sempre criticato le soluzioni indicate da Jabil come alternativa ai licenziamenti, chiedendo maggiori garanzie soprattutto sui ricollocamenti e sulle aziende nelle quali effettuarli.