Juve Stabia-Salernitana è il “Derby”, quello con la “D” maiuscola per due sodalizi calcistici dalla storia ultracentenaria. Ben si adattano i versi del poeta romantico inglese John Keats, autore di “Ode su un’urna greca” che recitavano “Qualcosa di bello è una gioia perenne. Essa mai si tramuterà in qualcosa di poco valore”, per descrivere l’attesa e lo spettacolo che la “partitissima” di sabato al “Menti” saprà riservare in campo al cospetto delle calde tifoserie, dove al centro c’è la passione per il calcio, già superbamente narrata da Nick Hornby nel romanzo “Febbre a 90”. “il Gazzettino vesuviano” ha proposto un “gioco letterario-calcistico”, intervistando alla vigilia della sfida due noti scrittori, tifosissimi delle rispettive squadre, uno di Salerno e un altro di Castellammare di Stabia, che hanno squisitamente raccontato per i nostri Lettori il “derby” da loro vissuto attraverso un medesimo set di domande.
Si tratta di Corrado De Rosa e Tonino Scala. Corrado De Rosa, di professione psichiatra, ha scritto nel 2016 un saggio sul calcio dal titolo “L’allenatore sul divano – psicologia minima di un tifoso di provincia”, inoltre nel suo ultimo thiller-noir “L’uomo che dorme”, ambientato a Salerno, il personaggio protagonista, Antonio Costanza, è un dottore, fan sfegatato della Salernitana, alle prese con un misterioso caso di delitti ad opera di un serial killer.
Da contraltare gli fa Tonino Scala, anche politico e consigliere comunale a Castellammare, autore di vari romanzi e saggi, alcuni di temi calcistici legati alla Juve Stabia, come “Quando i sogni iniziano con la B”, per celebrare la promozione in cadetteria delle Vespe nel 2011 dopo 61 anni di assenza, e “Calcio d’amore”, dove la passione per il calcio si intreccia con il sentimento amoroso. Ne è nato uno spaccato tutto da gustare, per parlare di calcio in modo spassionato e divertente.
Calcio di inizio per Corrado De Rosa, lato Salernitana.
In un tuo libro sul calcio “L’allenatore sul divano” parli della passione che genera il calcio e del mondo “particolare” del tifoso, a cui tu stesso appartieni come fan della Salernitana. In questa ottica come si configura una partita particolare come un derby, in questo caso Juve Stabia-Salernitana, e che significato ha per un tifoso passionale?
“I derby sono quelle partite che se non le vinci, è come aver derubato una banca e trovare solo gli stracci nel sacco. Che la vittoria più bella è con l’autogol avversario al 96esimo. La partita di sabato sarà così”.
Come vivrai questo derby e dove vedrai la partita?
“Da solo. Sono un tifoso atipico, non mi piace guardare le partite in compagnia. Preferisco la sofferenza solitaria, i momenti conviviali sono altro. Poi ci sono tutti i rituali scaramantici da rispettare per tenersi buoni gli Dei: non sono cose da sbandierare in pubblico”.
Un tuo consiglio da “tifoso” per il tecnico Ventura, allenatore della Salernitana?
“Secondo me, Ventura è stato penalizzato dall’esperienza in Nazionale. Dove ha accettato un incarico che nessuno voleva: c’era la Spagna in un girone in cui l’unica squadra certa di qualificarsi ai mondiali era la prima. Poi ha avuto le sue responsabilità con Spagna e Svezia. A Salerno sta facendo bene, anche se ultimamente la Salernitana ha avuto un calo. Il gioco di Ventura richiede tempo, i risultati questo tempo glielo hanno concesso. Nessun consiglio, quindi, solo la speranza che adesso faccia cambiare passo alla squadra”.
Cosa temi di più della Juve Stabia, rivale storica regionale, in questo derby dei due golfi?
“Niente, naturalmente. Che è essa stessa una risposta da derby”.
C’è un derby che ricordi di più e perché?
“Per un tifoso della Salernitana, Juve Stabia significa Napoli, 22 giugno 1994. Finale play off di serie C1 e 3-0 per noi. La vidi su Rai 3, il giorno dopo avevo l’esame di Istologia, a distanza di 25 anni non mi perdono l’errore di aver dato priorità all’università invece che alle cose veramente importanti. La doppietta di Tudisco resta, dopo il gol di Tardelli al Bernabeu, uno dei momenti più alti della storia del calcio moderno”.
Ti sbilanci in un pronostico per questa partita sentitissima in campo e sugli spalti?
“Vincerà sicuramente la Juve Stabia, é la super favorita, si prenderà quello che gli è sfuggito con il Benevento. Se dicessi qualsiasi altra cosa, gli Dei si incazzerebbero…”
Il tuo ultimo libro noir “L’uomo che dorme” (Rizzoli) ha avuto un buon seguito. Quali i tuoi progetti futuri da scrittore? Farai un libro magari dove si parla di derby calcistico?
“L’uomo che dorme’ è una commedia nera in cui il calcio, anche se non da protagonista, è molto presente. Chissà che, un giorno, proprio la storia di un calciatore a cui mi sto appassionando in questi giorni non diventi un racconto. Anche perché proprio il calcio è stato strumento narrativo di tanti romanzi, anche molto belli. Penso a Il centravanti è stato assassinato verso sera, di Manuel Vázquez Montalbán, o a Prima del calcio di rigore del premio Nobel Peter Handke. Del resto, il calcio è la cosa più seria fra le cose non serie della vita.
Palla ora a Tonino Scala, sponda Juve Stabia.
Hai scritto alcuni libri a sfondo calcistico come “Quando i sogni iniziano con la B” e “Calcio d’amore” in cui traspare la tua accesa passione per la Juve Stabia e i colori gialloblù. In questa ottica come si configura una partita particolare come il “derby”, in questo caso Juve Stabia-Salernitana, e che significato ha per un tifoso viscerale?
“Ha un significato importante, così come tutti i derby. Stavolta poi ha un valore in più nell’economia calcistica, perché abbiamo bisogno di punti. Dopo un inizio magro c’è la necessità di mettere sostanza in una classifica che ci vede ancora attardati in coda. Buono è stato l’altro derby, quello con il Benevento, dove un po’ l’inesperienza, un po’ la sfortuna ci ha dato un pareggio che sulla carta è un risultato, ma vedendo la partita ci sta un po’ stretto. Il derby con la Salernitana assume sempre un valore importante anche per la rivalità storica: chi non ricorda la partita al San Paolo per lo spareggio per la B…”
Come vivrai questo sentissimo derby e dove vedrai la partita?
“Credo che andrò allo stadio. Come sai sono scaramantico e preferisco guardare la partita dal divano di casa, ma questa volta vorrei esserci per il valore che ha in sé e perché verranno amici salernitani a Castellammare ed è bello prendersi in giro sugli spalti, ha un sapore diverso. Il calcio, nonostante la rivalità, è bello soprattutto per questo”.
Vorresti dare un consiglio da “tifoso” a Fabio Caserta, tecnico delle Vespe?
“Non mi sento di dare consigli, non sono in grado, credo che i tecnici debbano fare i tecnici e i tifosi i tifosi. Più che consiglio vorrei chiedergli un favore. Vorrei vedere la stessa grinta dello scorso anno in campo sabato e in tutto il campionato. Una partita si può anche perdere, fa parte del gioco, ma vedere in campo undici leoni che provano a difendere un pezzo del tuo cuore è qualche cosa che vale di più di ogni risultato”.
Cosa temi di più della Salernitana per questo match di sabato al “Menti”?
“L’esperienza. È una squadra navigata in questa importante categoria. Solo questo, ma son convinto che tremerà nel sentire i cori della cura San Marco. Sono straordinari i ragazzi che non si fermano un momento. Abitando a pochi passi dallo stadio, dietro la curva insomma, anche quando la partita la vedo sul divano, mi fanno emozionare a più non posso”.
C’è un derby contro la Salernitana che ricordi di più e perché?
“Ovvio, quello dello spareggio al San Paolo nel 1993-94, una sconfitta che segnò la nostra esistenza calcistica e pure quella di Salerno. Delio Rossi, proveniente dal vivaio del Foggia, con quella vittoria aprì una fase d’oro per il calcio salernitano. Ma anche l’altra partita dello stesso anno che non dimenticherò mai. Ho un aneddoto simpatico da ricordare. Ero in tribuna con un caro amico, Peppe Minetti, stavamo perdendo uno a zero. Ricordo che per tutta la partita Peppe pregava più che vedere la partita. Pregava Santa Rita. Era ed è devoto. A pochi minuti dalla fine, al quarantesimo calcio di punizione. Peppe, con una flemma e una tranquillità, mi afferrò il braccio mi guardò negli occhi e mi disse: ‘Tranquillo, ci pensa Santa Rita’. Vero miracolo di Santa Rita e pure di Musella che segnò su calcio di punizione. Musella… che giocatore, resterà sempre nel mio cuore. Fatto curioso, il giorno dopo, Peppe venne con un bollettino postale e mi disse: ‘Ora devi dare un contributo al santuario di Santa Rita’. All’epoca lo feci, mi sembrò giusto e ogni anno da quel giorno mi arriva il calendario”.
Vuoi fare un pronostico per questa sfida thrilling tra Juve Stabia-Salernitana?
“No, no. Sono scaramantico… e la scaramanzia per me è una scienza esatta!”.
È appena uscito il tuo ultimo romanzo “Pastorale vesuviana” dove parli del nostro territorio. Farai un altro romanzo, o un film, dove magari dove si parla di derby calcistico? Hai una frase di “incipit” in questo senso?
Ho già fatto altro libro che parla di calcio scritto a più mani con Antonio Fiorillo, il famoso attore. Si intitola “ L’ultimo rigore” e ho nel cassetto altro libro ambientato in un giorno speciale, il giorno dello spareggio, sempre per la serie B contro l’Atletico Roma, il 19 giugno del 2011. È un giallo, un giallo atipico che ha come protagonista Mario. Chi è Mario? È un personaggio strano che la mia penna ha inventato, è lo “Spicciafaccende”. Il romanzo uscirà il prossimo anno credo, è nel cassetto e sarà ambientato in quel giorno e oltre a Mario avrà come protagonista Nerone, sì, proprio il cane “sindaco” della città, sarà lui a risolvere l’enigma. Il titolo sarà: “Anime Vesuviane. Lo Spicciafaccende e la storia della gattara che amava i cani” e l’incipit è semplice: ‘La macchinetta del caffè borbottava: era iniziato un nuovo giorno. Speriamo sia un buon sabato per la Juve Stabia’ “.
Un “grazie” a Corrado e Tonino: ora la parola passa al campo, nel segno della sportività e rispetto!
Domenico Ferraro