“ll presepe è una nostra tradizione che affonda radici molto antiche e che oggi viene riscoperta dalla cittadinanza stabiese. Questa è una straordinaria ricchezza che oggi noi restituiamo alla città, in una spettacolare cornice che è la Concattedrale. – queste le parole dell’arcivescovo Francesco Alfano durante l’inaugurazione del Presepe Stabile Stabiano, il quale ha proseguito il suo discorso spiegando le motivazioni più profonde dell’opera di salvaguardia e di valorizzazione del Presepe – Questo è un messaggio che tocca la mente e i cuori dei credenti delle persone, perché diffonde bontà e pace, qualità fondamentali per diffondere la giustizia. Il presepe è di una forte valenza religiosa e artistica, poiché alla sua base si trova il dialogo umano: l’arte coglie i sentimenti più profondi dell’uomo e lo eleva spiritualmente. A livello religioso, ci troviamo davanti al mistero più grande, ovvero Dio che si fa così piccolo e che entra nella nostra vita quotidiana”.
L’evento si è tenuto ieri mercoledì 18 dicembre alla presenza di varie figure istituzionali e religiose, a partire dalle ore 19.00 presso la Concattedrale di Santissima Maria Assunta e San Catello del comune di Castellammare di Stabia. Un momento importante e di coesione per il popolo stabiese in prossimità dell’avvento del Natale, declinato alla riscoperta di una delle roccaforti del patrimonio artistico cittadino. “Il Presepe è pezzo pregiato plurisecolare come il Presepe del Duomo di Castellammare, il cui primo nucleo risale al 1700 creato da Monsignor Petagna”, ha spiegato Pierluigi Fiorenza, il quale ha diretto la cerimonia di inaugurazione che è stata ulteriormente impreziosita dalle eccellenze canore stabiesi come Anna Spagnuolo, Franco Cerere e Attilio Gargano.
L’antico Presepe da ieri visionabile in Concattedrale dopo sedici anni di assenza, infatti, è il frutto dell’attento lavoro del parroco Don Antonino D’Esposito e del gruppo di lavoro composto da Giovanni Irollo, Maurizio Santoro, Riccardo Scarselli, Flavio Morvillo, Massimiliano Greco e con il prezioso contributo di Mario Vanacore e della Redazione di Liberoricercatore.it. Il restauro, iniziato nello scorrere degli anni 2000, e l’allestimento delle sale è avvenuto ad opera dell’architetto Flavio Morvillo, mentre la scenografia presepiale è stata curata dal maestro Alfredo Molli e dall’architetto Mimmo Pagano. L’ambientazione, a cui il Vesuvio fa da sfondo, è ispirata alla Castellammare dell’Ottocento e richiama la Torre Alfonsina, lo scoglio di Rovigliano, la “Fontana dei moli” e quella di San Giacomo e il Monte Faito con le sue grotte ed anfratti. Così, dopo anni di perdite, danni e furti, il Presepe è tornato a risplendere vantando ottanta pezzi superstiti, di cui: sessantacinque pastori, tre puttini e dodici animali, incluso i due cavalli.
A rafforzare l’importanza del Presepe per la tradizione stabiese c’è stato il Procuratore generale della Corte d’Appello di Napoli Luigi Riello: ”Questo è un tesoro che ha affrontato e superato ben due guerre – e poi ha continuato – ed è soltanto uno degli orgogli di questa città, la quale è uno scrigno di bellezze storiche, archeologiche e artistiche. Quando si lavora per ridare dignità alla città, i cittadini rispondono con affetto ed entusiasmo, pronti a mettersi al fianco di quanti lavorano in questo senso”. Ha apprezzato l’intervento il primo cittadino di Castellammare Gaetano Cimmino, il quale ha prontamente condiviso quanto detto dal Procuratore Riello: “Il Presepe rappresenta la storia della nostra città. Castellammare merita di rinascere e qualcosa sta cambiando, grazie allo sforzo che ognuno di noi impieghiamo nel sociale. Si respira un’aria di rinnovamento e di legalità. – e poi ha concluso – Questa città deve ritrovare il suo senso di appartenenza, la cosiddetta stabiesità, e lo sta facendo proprio stasera, perché questa è una festa e un momento di condivisione”.