– Si riparte con la Serie B. Come è andata la preparazione in questo periodo di festa?
“Abbiamo messo in pratica ciò che avevamo programmato con lo staff tecnico prima della sosta. Le atlete che sono rimaste a Scafati hanno svolto tutti i lavori fisici e tecnici organizzati e le ragazze che hanno raggiunto le proprie abitazioni si sono allenate seguendo i piani di lavoro personalizzati (prettamente fisici) monitorate costantemente. E devo dire che al rientro, dopo aver eseguito i test stabiliti, hanno dimostrato di aver lavorato bene”.
– Le ragazze sono tutte giovani. Quanto è difficile mantenere i ritmi alti durante l’allenamento anche quando sembra non ve ne sia bisogno?
“Questa è una squadra caratterizzata da una serie di stretti rapporti professionali ed interpersonali che è riuscita, dal primo giorno di raduno, a distinguere e rispettare subito i ruoli all’interno del team. Queste interazioni, in un gruppo affiatato come il nostro, si esplicano secondo norme precise e condivise da tutti noi. La dedizione, lo spirito di sacrificio, la voglia di migliorarsi e la reciproca fiducia tra lo staff e le atlete sono armi che varranno sempre per poter mantenere i ritmi alti”.
– È vero che spesso dalla panchina le emozioni sono ancora più forti?
“Chiunque siede in panchina, spesso, per non dire sempre, ha a che fare con il tifoso che è in sè oltre alla figura che gli compete. Il compito del preparatore è alquanto delicato perché deve avere anche la lucidità di appuntarsi ciò che è andato bene e ciò che è andato male per poi, di concerto con lo staff, programmare la settimana successiva di allenamenti. Sicuramente vivere in primissimo piano la partita crea forti emozioni. Nonostante ciò si continua a ricercarle”.