I clan di Castellammare di Stabia sono ancora attivi ma pesantemente ridimensionati dalle inchieste giudiziarie. A confermarlo è la relazione semestrale della Dia (Direzione Investigativa Antimafia) che risale al primo semestre 2019. Gli investigatori, nella classica relazione al Parlamento, hanno evidenziato come nel comprensorio stabiese ci sia stata una dura lotta contro le associazioni criminali che hanno indebolito le stesse. In particolare i due clan più importanti, i D’Alessandro e i Cesarano, hanno ricevuto numerosi arresti e di fatto hanno perso il loro potere che fino a qualche anno fa invece avevano sul territorio.
A capo della cosca di Scanzano, secondo la Dia, c’è ancora Teresa Martone la quale è al momento agli arresti domiciliari dopo l’inchiesta Olimpo. La moglie del defunto capoclan Michele D’Alessandro gestisce gli affari della famiglia in sinergia con Gigginiello D’Alessandro, fratello del marito il quale è stato scarcerato da qualche anno.
I figli di lady camorra invece sono tutti quanti in carcere tranne Vincenzo Alessandro, scarcerato solamente pochi mesi fa ma costretto a vivere lontano da Castellammare di Stabia. Per gli investigatori le alleanze di quest’ultimi sono ancora forti con gli Imparato del rione Savorito e allo stesso tempo con i Di Martino di Gragnano i quali riforniscono di marijuana le piazze di spaccio di Castellammare.
Discorso diverso invece per i Cesarano i quali sono stati colpiti da diverse operazioni negli ultimi mesi che hanno visto protagonista Il principale esponente della cosca, ovvero Luigi Di Martino. Quest’ultimo è stato arrestato per due volte sia per quanto riguarda un omicidio commesso a Pontecagnano (di cui lui sta lui è stato il mandante) e sia per l’operazione ‘Mercato dei Fiori’ tra Castellammare e Pompei. Se mentre i D’Alessandro sono bravi a inserirsi anche nella pubblica amministrazione e nello spaccio, i Cesarano sono dediti soprattutto alle estorsioni come dimostrano gli arresti nel rione Cmi dello scorso anno. Qui sono stati fermati tre ras accusati di aver imposto il pizzo ai commercianti del luogo.