In Francia sono già 60 anni che non si assegnano compiti alla scuola primaria, mentre da poco sono stati aboliti anche alla scuola media, mentre da noi solo oggi si comincia a parlare di nuove strategie didattiche.

In Italia chi spinge il movimento “Basta Compiti” è il Dirigente scolastico e scrittore Parodi, il quale scrive direttamente al Ministero dell’Istruzione, riportando una delle tante letterine che gli vengono inviate, allegando inoltre il suo modello di “Regolacompiti“.

Come già abbiamo descritto, questo nuovo indirizzo che si sta tentando di dare alla didattica ha anche una sua petizione dedicata (“Basta compiti!”), con oltre 36mila firme.

Si tratta dunque di un vero e proprio movimento che spinge verso un’attività di stimolazione alla sperimentazione, affinché si strutturi una migliore didattica per i bambini che frequentano le scuole elementari e medie.

lettera ministero istruzione

Un altro esempio dalla Puglia

Le “luci accese” sulle nuove strategie didattiche, come “il Regolacompiti”, vengono incontro anche ai tanti genitori che purtroppo non riescono a seguire i propri figli nei compiti a casa, come per le situazioni dove il contesto familiare non è dei più felici.

A tal proposito riportiamo un esempio dal comitato genitori di una delle scuole medie della provincia di Lecce.

Poco tempo fa infatti fu inoltrata la richiesta seguente al Ds della scuola, nonché al dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale di Lecce: “Molti ragazzi hanno dovuto abbandonare le attività sportive perché finiscono i compiti a sera inoltrata e si devono alzare all’alba per studiare”.

Il Regolacompiti del DS Parodi al Ministero dell’Istruzione

Nuove strategie didattiche: Il regolacompiti

Premesso che nessuna norma impone l’assegnazione dei compiti a casa (in altri Paesi è addirittura vietato), e le sole occasioni nelle quali il Ministero P.I. si è occupato dei compiti è stato per raccomandare di non assegnarli quanto meno nel fine settimana e durante le vacanze, si stabilisce quanto segue:

1. I docenti che decidano di assegnare compiti a casa si impegnano a correggerli tutti e a tutti – altrimenti non avrebbe senso farli.

2. I docenti che decidano di assegnare compiti si impegnano a preparare adeguatamente gli studenti perché siano in grado di svolgerli per proprio conto (devono verificarlo e garantirlo ai genitori) – sarebbe assurdo e umiliante chiedere loro di fare ciò che non sanno fare.

3. Ai compiti svolti a casa non deve essere assegnato alcun voto – il docente non può sapere come e da chi siano svolti.

compito

4. I compiti non fatti non possono essere “recuperati” sacrificando la ricreazione che per nessun motivo, men che mai “disciplinare”, deve essere ridotta o annullata – gli studenti ne hanno bisogno e diritto.

5. I compiti non svolti durante i periodi di assenza (es. per malattia) non devono essere recuperati – non sarebbe umanamente possibile e si perderebbero le nuove acquisizioni.

6. La giustificazione del genitore per il mancato svolgimento dei compiti deve essere recepita evitando reprimende o punizioni – umilianti per lo studente e offensive per i genitori.

7. Nelle classi a 40 ore (tempo pieno), non si assegnano compiti: le attività didattiche devono esaurirsi nelle 8 ore di forzata immobilità e concentrazione – pretendere un ulteriore impegno sarebbe controproducente, penoso, crudele.

8. I docenti che decidano di assegnare compiti pomeridiani verificheranno, preventivamente, che non richiedano a nessuno studente un impegno giornaliero complessivo che superi:
– 10 minuti nelle classi prime della scuola primaria
– 20 minuti nelle classi seconda e terza
– 30 minuti nelle classi quarta e quinta
– 40 minuti nelle classi prime della scuola secondaria di primo grado
– 50 minuti nelle classi seconde
– 60 minuti nelle classi terze.

9. Non devono essere assegnati compiti nel fine settimana e durante i periodi di vacanza o sospensione delle lezioni – agli studenti deve essere permesso di ricrearsi (garantito il “diritto a riposo e al gioco”), e alle famiglie di ritrovarsi, senza l’assillo stressante dei compiti.

10. Non devono essere assegnati “compiti per le vacanze” (ossimoro logico e pedagogico) – per le ragioni già espresse nel punto precedente e per evitare che i docenti, come previsto dal primo punto di questo Regolamento, trascorrano il resto dell’anno scolastico a correggere gli esercizi previsti dai “Libri per le vacanze”.

La lettera del Ds Parodi al Ministero dell’Istruzione

Nuove strategie didattiche: Il regolacompiti

Egregio Ministro,

a nome degli oltre 33 mila firmatari della petizione: “Basta compiti!” su “change.org” e dei 13.800 iscritti alla omonima pagina Facebook, chiedo un suo intervento che induca le scuole (dirigenti scolastici, consigli di istituto, collegi dei docenti…) a regolamentare l’assegnazione dei compiti a casa, laddove si ritenga necessario ricorrere a una pratica abbandonata da tempo, per manifesta inadeguatezza didattica, in scuole di eccellenza internazionale; iniziativa tanto più urgente considerata la mole soverchiante di lavoro inflitta, fin dai primi anni di scuola, agli studenti italiani e alle loro famiglie (dati Ocse) – basti ricordare che si danno compiti a casa persino ai bambini (6-11 anni) che frequentano scuole a tempo pieno: dopo 8 ore di immobilità forzata in aule più o meno confortevoli e sovraffollate, non è infrequente che si assegnino compiti tutti i giorni, nei week end e durante le vacanze, come dimostra la letterina eloquente e rispettosa che allego, scritta da Maria, una bambina di Roma che frequenta una scuola primaria a tempo pieno (ma potrei recapitarle migliaia di messaggi scritti da genitori disperati per le condizioni di sofferenza inflitte, senza ragione e misura, ai loro figli).

I docenti che decidano di assegnare i compiti devono esplicitare gli obiettivi che in tal modo ritengano di poter conseguire, e indicare le prove (indicatori, descrittori…) attraverso le quali sia possibile verificare l’efficacia di una pratica pedagogicamente controversa, così da stabilire se sia il modo migliore o l’unico per raggiungere i risultati attesi.

Un intervento di siffatto tenore rientrerebbe nelle Sue prerogative e non sarebbe in contrasto con la “libertà di insegnamento” del singolo docente, con l’autonomia delle scuole e neppure con le attribuzioni del dirigente scolastico, e sarebbe ampiamente legittimato dalla necessità di garantire allo studente il “diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età…” sancito dall’art.31 della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, ratificata dallo Stato italiano il 27 maggio 1991, con legge n.176.

A titolo puramente esemplificativo, riporto il mio ‘Regolacompiti’, dichiarandomi fin d’ora disponibile a qualsiasi chiarimento reputasse utile”.

Leggi anche: La lettera inviata da Parodi ai membri della VII Commissione Cultura.

 

 

 

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