Un dossier di 60 pagine. È quanto prodotto dall’Archeoclub «Stabiae», nato a luglio 2019 e presieduto da Massimo Santaniello, a sostegno della candidatura di Castellammare di Stabia a Capitale Italiana della Cultura 2021 manifestata nei giorni scorsi con l’adesione al bando indetto dal Mibac.
Un excursus ampio quello contenuto nel documento. Oltre alla storia della città – che abbraccia l’età antica per poi procedere spedita fino al ‘900 – la relazione dell’Archeoclub contiene anche una serie di proposte in chiave turistico-culturale.
Dalla creazione di un percorso organico che unirà le ville stabiane al Museo Archeologico di Quisisana (in fase di allestimento e che sarà inaugurato proprio nel 2021), sfruttando i lavori di ultimazione della stazione «Stabia Scavi» di viale Europa, al tour con audioguide e itinerari tematici legati alle chiese del centro storico e alla Stabiae di epoca cristiana, testimoniata dall’antro di Grotta San Biagio e dall’imponente Area Christianorum, la necropoli di età paleocristiana estesa dalla Concattedrale di San Catello a Palazzo Farnese.
«Come filo conduttore del nostro dossier» spiega il presidente Massimo Santaniello «abbiamo proposto l’archeologia stabiana. Nel 2021, infatti, ricorre il millenovecentesimo anniversario della rinascita di Stabiae, datata 121 d.C. Una data fondamentale per la storia cittadina rimasta impressa sul cippo miliario custodito presso il MUDISS (Museo Diocesano Sorrentino Stabiese ndr). Al tempo dell’Imperatore Adriano, all’indomani dell’eruzione del 79 d.C., venne riaperta la strada Nuceria-Stabiae-Surrentum. Mentre città come Pompei, Ercolano, Oplontis e altri centri della cintura del Vesuvio non vennero più ricostruiti, Stabiae riprende le sue attività nel 121 d.C. Ciò a dimostrazione del ruolo strategico che rappresentava, allora come oggi. Questa capacità di rialzarsi è d’altronde confermata dallo stesso stemma cittadino – Post Fata Resurgo – motto che nella relazione presentata al comune abbiamo proposto come slogan per Stabia Capitale».