“L’Amica Geniale 2”, intervista a Federica Sollazzo: “Pinuccia si ribellerà”

“Ho sostenuto tre provini. I primi due sono stati un disastro. Non conoscevo il napoletano e non avevo mai provato la sensazione di avere una telecamera fissa su di me. Tremavo tutta"

È tornata sul piccolo schermo di Rai 1 “L’Amica Geniale”. Un prodotto non solo televisivo ma anche cinematografico che ha emozionato il mondo. La chiave del suo successo? La storia di emancipazione e coraggio narrata nella tetralogia di Elena Ferrante che la regia di Saverio Costanzo rispecchia fedelmente. È la narrazione delle vite intrecciate di Elena e Lila. Quest’ultima deve fronteggiare gli obblighi che le impone la “Storia del nuovo cognome”. Questo è Carracci, quello di suo marito Stefano. Non solo, è anche quello di Pinuccia! Lei è interpretata dalla diciottenne napoletana Federica Sollazzo. Lei ha deciso di condividere con il Gazzettino vesuviano le impressioni che ha avuto sul suo personaggio e le emozioni provate durante il set.

Come sei arrivata a “L’Amica Geniale”?

“Ho sostenuto tre provini. I primi due sono stati un disastro. Non conoscevo il napoletano e non avevo mai provato la sensazione di avere una telecamera fissa su di me. Tremavo tutta. Mi fecero due domande, la prima era quale fosse la mia paura più grande e la seconda era cosa mi facesse arrabbiare di più, in quel momento mi pareva non avere nessuna idea a proposito. Mi fecero leggere poi un copione, ecco lì dissi a me stessa “lascia sta fe’ non è cosa per te”. Il terzo, invece, come si può ben immaginare, è stata la prima tappa di un sogno che prendeva forma”.

Descrivi il tuo personaggio Pinuccia in due parole
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“Ingenuità e semplicità: dell’ingenuità ne fa un’arma da utilizzare per non ribellarsi ad un mondo che le è stato imposto. La semplicità, invece, la si trova in tutto quello che vive. I suoi sentimenti sono trasparenti, non ha doppi fini o necessità di menzogne. La sua cattiveria, il suo amore vengono percepiti nel modo in cui sono provati da lei”.

Secondo te, Pinuccia, sapeva che l’occhio nero di Lila era il risultato di una violenza da parte di Stefano?

“Questa è una domanda che mi sono posta molte volte anche io. L’obiettivo è di lasciare la risposta allo spettatore. Pinuccia sfrutta la sua ingenuità e l’ha fatto anche in questa circostanza. Nell’istante in cui lo domanda, veramente non pensa alla violenza subita, ma è dalle parole di Lila che lo capisce. Cerca di mentire a se stessa riversando su Lila quella frase che può sembrare maligna ma che nasconde la realizzazione e la successiva paura di quello che vivrà anche lei, come ogni donna di quel tempo, dal proprio uomo”.



Secondo te, anche Pinuccia era complice dell’accordo tra i Solara, i Carracci e Rino?

“Credo che Pinuccia non ne sapesse nulla dell’accordo, le donne non erano prese in considerazione quando si trattava di “affari”. Solo Lila riesce ad essere coinvolta, anche se in minima parte. Ma Lila è Lila!”

Pinuccia e Lila sono due donne diverse. Lila si potrebbe definire più emancipata di Pinuccia? Perché Pinuccia non prova fastidio verso il sistema patriarcale?

“Pinuccia e Lila sono molto diverse. Sì, Lila è senza dubbio più emancipata di Pinuccia ma credo che la motivazione è da ricondurre alla situazione economica vissuta durante l’infanzia. Lila si distingue da Pinuccia per l’enorme forza che riesce a tirar fuori dopo ogni sopruso. Lila si distacca dalla miseria in cui è nata. Pinuccia questa miseria l’ha sempre sentita solo nominare. A modo suo, tornata da Ischia, dirà di “no” ad una vita imposta e “avvenuta” troppo velocemente, ma lo farà in un modo tutto suo che non cambierà le cose”.

Che spunti di riflessioni ha innescato in te questa serie di emancipazione di femminile?

“Far parte di questo progetto vuol dire dar voce alla forza dell’emancipazione e alla sua lotta. Questa storia mi ha fatto capire che tante cose sono cambiate, tanti risultati sono stati raggiunti, ma se, in piccola parte, alcuni comportamenti e modi di fare mi sembrano essere rimasti invariati, allora, la risposta a tutto questo non può essere che una voglia ancora più forte di allontanare quell’epoca”.

Emanuela Francini



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