Immaginate un mondo fatto di formaggio. Strade, palazzi. O più semplicemente oggetti, persone. Ogni cosa tenuta insieme esclusivamente dalla pasta filante di un parmigiano, una gruviera e chi più ne ha più ne metta.

Nel mondo dei sogni non è forse questa una delle fantasie più golose che esistano?

Lasciando da parte per un attimo la fantasia, nella vita di tutti i giorni c’è un uomo in grado di creare tutto questo. Si chiama Luigi Nastro e di professione fa lo chef al suo ristorante «La Costiera», a Sant’Antonio Abate, un piccolo comune a sud di Napoli.

Lo chef Luigi Nastro (in foto, al centro) assieme agli altri due finalisti.

Una passione, per meglio dire una vocazione, che lo accompagna da oltre vent’anni. Una strada intrapresa, all’inizio, quasi per gioco. Ma poi, dopo lunghi studi e corsi di approfondimento, quella vocazione da ragazzo si è trasformata in una vera e propria arte.

Cosa fa Luigi di così speciale? Lavora il formaggio. Ma non come prodotto industriale o predefinito. No. Luigi leviga il formaggio, lo modello, lo scalpella, lo intarsia. Insomma: crea oggetti in formaggio.

Orologi, bracciali, scatole. Qualsiasi cosa faccia parte del nostro quotidiano.

Orologio da tasca in formaggio. Una delle creazioni dello chef Luigi Nastro presentate a Stoccarda.

Una forma d’arte non confinata all’interno della sua cucina o del suo ristorante. Perché il talento di Luigi è stato riconosciuto e consacrato lontano, molto lontano.

Lo scorso 19 febbraio, a Stoccarda, ha vinto la medaglia d’oro ai Campionati Mondiali di Cucina Creativa, dopo essere stato per due anni consecutivi campione italiano nella stessa sezione a Rimini. Un successo dopo l’altro, senza sosta.

Eppure a guardarlo – sornione e con la faccia stanca dopo una nottata di lavoro – Luigi è tranquillo, quasi come se non fosse accaduto nulla. Mentre mi racconta la sua storia riceve non so quante telefonate di congratulazioni. Lui risponde a tutte, con il sorriso imbarazzato di chi non è abituato a stare sotto i riflettori.

Sembra scontato, in questi casi, chiedere a un vincitore a chi voglia dedicare questa affermazione. Il volto di Luigi perde per un momento la serenità, si commuove.

«Questa medaglia e tutta la mia passione per la cucina vanno dedicate a mio papà Giuseppe – mi dice, occhi bassi per la commozione trattenuta a fatica – che è scomparso da poco. A lui, ai suoi sacrifici, e a tutta la mia famiglia che mi ha sostenuto e supportato in ogni circostanza».

Orologio da cucina, opera dello chef Luigi Nastro.

Quando lo chef riprende a raccontare il suo rapporto con le creazioni in formaggio veramente si ha l’impressione di essere traghettati in un mondo fiabesco.

«Con un solo stiletto lavoro la pasta del formaggio che deve essere rigorosamente compatta» mi spiega «ma non si può utilizzare un formaggio qualsiasi: solo prodotti semi stagionati per consentire una lavorazione ottimale».

Quest’uomo che vedo davanti a me, in abiti da lavoro stanco ma soddisfatto, mi ricorda quanto poco basta per essere felici. In fondo, l’ingrediente resta sempre lo stesso: amare quello che si fa.

Tuttavia, l’affermazione di Luigi insegna anche un’altra cosa. Fondamentale e che mai dovremmo perdere di vista: siamo chiamati a generare bellezza. A crearla, riprodurla, preservarla.

Ognuno secondo le proprie capacità, qualità e aspirazioni. Ed è questa, a pensarci bene, l’unica via maestra per rendere la nostra esistenza un’esperienza irripetibile.

 

 

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