Al PAN, il Palazzo delle Arti di Napoli, al numero 60 di Via dei Mille, si è tenuta, dal 23 dicembre al 16 febbraio 2020, una mostra collettiva dal titolo “Banksy e la (post) street art”, dedicata al movimento artistico underground della street art.
Curata dal gallerista napoletano Andrea Ingenito e promossa dal Comune di Napoli, sono state proposte al pubblico 70 opere provenienti da collezioni private e da gallerie italiane e straniere con l’obiettivo di raccontare la street art e la sua irriverenza nonché le contraddizioni e gli interrogativi che gli artisti provocatoriamente attivano nel gioco invisibile con lo spettatore.
Dalle opere del più noto Banksy, che hanno aperto l’esposizione, a quelle di Mr. Brainwash e di Obey, per finire con l’italiano Mr. Savethawall.
Banksy come è noto ha un particolare legame con la città di Napoli.
Infatti, già nel 2010 lasciò sui muri della città lo straordinario murales, poi vandalizzato, con l’Estasi di Santa Teresa, e poi, tempo dopo, lo stencil in Piazza dei Girolamini chiamato la Madonna con la pistola, l’unica sua opera rimasta in Italia.
Al di là di questo bellissimo legame, Banksy è come non mai essenziale nell’evoluzione dell’arte di strada e i lavori esposti donano moderna linfa e pongono in maggior misura l’accento sulla sensibilità dell’artista. Egli evidenzia le criticità dell’attuale scenario politico mondiale e si fa grido di tutti.
L’artista che segue Banksy nel percorso espositivo è il francese Thierry Guetta, noto anche con lo pseudonimo Mr. Brainwash.
Guetta usa immagini famose, alcune anche coperte da copyright, modificandole poi secondo il proprio gusto. Guetta ha affermato più volte che il suo lavoro consiste principalmente nello “scanning and photoshopping” (copiare e modificare). Una curiosità: alcuni affermano che Banksy e Mr Brainwash siano la stessa persona.
In mostra anche le opere di Shepard Fairey, o meglio Obey, artista di strada americano che è sempre stato aperto su controversi argomenti sociali e politici e spesso dona e crea opere d’arte al fine di promuovere la consapevolezza di questi problemi sociali e contribuisce direttamente a queste cause.
Infine, le opere del post street artist italiano Mr Savethwall.
Pierpaolo Perretta, è questo il vero nome dell’artista, non è però un street artist nel vero senso della parola, pur riconoscendo un’affinità del suo lavoro con quello di altri artisti come Banksy.
Si definisce un post street artist. Innanzitutto perché ha fin dall’inizio divulgato il suo lavoro attraverso i social network e quindi in ambienti urbani attuando un metodo di diffusione nuovo, per realizzare il suo scopo, cioè di far riflettere l’osservatore ma senza impadronirsi dei muri: da qui il suo nome, SAVETHEWALL.
Da forma ai suoi lavori usando la tecnica dello stencil e una modalità di diffusione particolare: trasformare un’icona, come ad esempio la Pietà di Michelangelo, in un messaggio di attualità, legato a problematiche sociali; nonché la “tecnica”del détournement di stampo situazionista (partire da un’immagine e trasformarne il senso e il messaggio attraverso l’inserimento di elementi stranianti), a cui anche Banksy si è ispirato.
Raffaele Pisacane