Il “Coordinamento delle terapie intensive della Lombardia” ha inviato una lettera al presidente della Regione Attilio Fontana, nonché all’attenzione del Governo e del commissario per l’emergenza Coronavirus Angelo Borrelli.

Il problema fondamentale è relativo non solo alla facilità di contagio del Sars-Cov-2, ma anche e soprattutto al fatto che in Italia oggi abbiamo un quadro posti letto in terapia intensiva che conta, tra pubblico e privato accreditato, solo circa 5.200 posti.

Si parla di 5.200 posti in rianimazione su tutto il territorio italiano, di cui 900 privati, con una media italiana di 8,7 posti per 100 mila persone (i dati sono forniti da sindacato medici ospedalieri Anaao Assomed).

Anche la SIAARTI – Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva, si è espressa in un comunicato stampa molto grave, che in parte riportiamo:

  • “…In una situazione così complessa, ogni medico può trovarsi a dover prendere in breve tempo decisioni laceranti da un punto di vista etico oltreché clinico: quali pazienti sottoporre a trattamenti intensivi quando le risorse non sono sufficienti per tutti i pazienti che arrivano, non tutti con le stesse chance di ripresa…”

Nel documento SIAARTI – Covid19 – Raccomandazioni di etica clinica si privilegia quindi la maggior speranza di vita, questo comporta di non dover necessariamente seguire un criterio di accesso alle cure intensive di tipo “first come, first served”.

 

All’interno del loro appello il “Coordinamento delle terapie intensive della Lombardia” ricorda che l’epidemia di Covid-19, esordita il 20 febbraio nell’area di Codogno, si è ormai estesa a tutta la Regione Lombardia, inoltre che esiste la possibilità che possa diffondersi a tutto il territorio nazionale.

“Si tratta – scrive il Coordinamento – di un evento grave che mette in pericolo la sopravvivenza non solo dei malati di Covid, ma anche di quella parte di popolazione che in condizioni normali si rivolge al Sistema Sanitario per le cure di eventi acuti o cronici di qualsivoglia natura”.

L’Ente continua ricordando che le strutture sanitarie sono “sottoposte ad una pressione superiore ad ogni possibilità di adeguata risposta”, poi che nonostante l’enorme impegno di tutto il personale sanitario ed il dispiegamento di tutti gli strumenti disponibili “una corretta gestione del fenomeno è ormai impossibile”.

“Le attività ambulatoriali, la Chirurgia non urgente, i ricoveri nelle medicine si sono ridotte a livelli prossimi allo zero”, chiariscono dal Coordinamento.

“L’intera rete delle terapie intensive è stata ristrutturata, creando strutture dedicate nelle quali, completamente bardati per difendersi dall’infezione, si lavora con grande fatica per assistere malati gravi e gravissimi, la cui vita dipende da apparecchiature tecnologicamente complesse disponibili purtroppo in numero limitato”, viene ancora specificato.

L’appello è forte, infatti si legge: “Anche per questo motivo è assolutamente necessaria l’immediata adozione di drastiche misure finalizzate a ridurre i contatti sociali e utili al contenimento dell’epidemia. In assenza di tempestive e adeguate disposizioni da parte delle Autorità saremo costretti ad affrontare un evento che potremo solo qualificare come una disastrosa calamità sanitaria“.

Andrea Ippolito

 

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