Al Policlinico Federico II di Napoli, da oggi sono operativi ulteriori posti letto da destinarsi ai pazienti di Coronavirus. La consegna è avvenuta in tempi record. A partire dalle ore 8.00 di questa mattina, il 118 è stato messo a conoscenza della disponibilità di ulteriori 6 postazioni per il ricovero di malati affetti da Covid-19 presso la struttura universitaria. Una vera e propria corsa contro il tempo, in un momento in cui l’emergenza Coronavirus sembra mettere a dura prova gli ospedali campani.




Tutto il comparto ospedaliero napoletano è stato coinvolto nella riorganizzazione generale e nell’individuazione e creazione di nuovi posti letto sia in terapia intensiva che per degenze ordinarie. Un processo in continua evoluzione per cercare di fronteggiare una situazione che minaccia di diventare sempre più esplosiva.

Anche l’Azienda Universitaria, come gli altri ospedali della città, si è allertata convogliando tutte le energie in questa direzione e solo pochi giorni fa la direzione dell’ospedale aveva redatto un Piano, secondo il quale si prevedeva un incremento dei posti letto attualmente destinati alle malattie infettive, recuperando spazi al quarto e quinto piano del padiglione 18, attualmente inutilizzati. Secondo quanto previsto,al termine dei lavori, saranno recuperate 14 unità al quinto piano, e 10, per le degenze ordinarie al quarto, dovrebbero essere operative entro venerdì, per un totale di 24 posti letto. Con i lavori di ristrutturazione si prevede inoltre, di poter rendere disponibili ulteriori 14 posti di terapia intensiva da allestire entro il 20 aprile ricavati, nelle chirurgie dell’edificio 6, per un totale di 38 nuovi posti letto.

Intanto, però, il numero dei contagiati continua a lievitare in Campania, evidenziando tutte le difficoltà organizzative, i ritardi, le falle in un sistema assistenziale per nulla preparato ad affrontare un evento che rischia di travolgere tutti. Ad oggi solo la grande professionalità, la disponibilità, il senso civico e di grande responsabilità degli operatori sanitari, che hanno continuato a lavorare a rischio della loro vita e per nulla tutelati, ha evitato il peggio. Medici ed infermieri in trincea, che hanno perso la cognizione del tempo e delle ore; impegnati senza tregua, costretti ad adeguarsi a continui cambiamenti, riadattamenti imposti agli ospedali per contrastare l’emergenza e le esigenze derivanti dal Coronavirus.

Di fronte ad una situazione che va delineandosi sempre più catastrofica la Regione Campania, cerca di porre rimedio attuando tutte le procedure necessarie per virare nella giusta direzione. Innanzitutto il potenziamento dei posti letto che sta coinvolgendo tutte le strutture presenti sul territorio, ospedali, atenei universitari, asl, case di cura.



In seconda battuta, ma non meno importante la richiesta di aumentare il numero dei tamponi per effettuare il controllo dei pazienti che presentano sintomi riconducibili al Covid-19. Nelle ultime ore si è registrato un’incremento considerevole dei risultati positivi nonostante Troppo pocchi siano i tamponi effettuati, a fronte di una popolazione così numerosa, e peggio ancora occorra attendere anche fino a tre giorni per ricevere i risultati.

Nel frattempo il virus dilaga senza che, forse, se ne abbia effettiva conoscenza e coscienza, portando a galla problematiche sempre più complesse e dinamiche. Per fronteggiare una realtà che potrebbe divampare da un momento all’altro, il governatore della regione De Luca ha provveduto ad incaricare il direttore generale del dipartimento della salute Antonio Postiglione e Maurizio di Mauro, manager dell’Ospedale Cotugno, primo centro di riferimento per il Coronavirus in Campania, a redigere un piano straordinario. I due responsabili dovranno individuare e fissare modalità per velocizzare i tempi di diagnosi ed aumentare il numero dei test effettuati.

Per garantire una migliore organizzazione territoriale sono stati individuati nove centri di riferimento sul territorio campano per la verifica dei tamponi: oltre al Cotugno, vi sono il Moscati di Avellino, il San Pio Rummo di Benevento, il Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta, il Policlinico Federico II di Napoli, l’ Ospedale di Nola, l’Istituto Zooprofilattico di Portici, Ospedale San Paolo di Napoli, l’Azienda Ruggi di Salerno, l’Ospedale di Aversa.

“La punta di diamante sarà un macchinario che stiamo montando al Cotugno, accreditato dall’Iss, in grado a regime di testare dai 600 fino a 800 tamponi”. Dichiara Antonio Postiglione e aggiunge: “Interverremo anche sulla formazione del personale e sulla contrazione dei tempi medi”.



Tuttavia non è sufficiente aver individuato strutture e istruire il personale di laboratorio. Ci sono realtà come quella di Benevento dove il laboratorio deve essere ancora allestito e mancano le apparecchiature necessarie.Così come mancano i kit sierologici per l’esame istantaneo che permetterebbero di avere esiti in 15 minuti e che nonostante siano stati promessi dal governatore si trovano ancora fermi in Cina. La crisi che sta mettendo in ginocchio tutti gli stati europei e non, ha innescato reazioni a catena. Ai ritardi ormai diventati cronici, si aggiungono problemi di trasporto e di sdoganamento e dall’Ambasciata viene data priorità ai materiali destinati alla Protezione civile nazionale. Insomma tutti corrono ai rimedi, ognuno opera come meglio può, scontrandosi con esigenze comuni, in una lotta all’accaparramento di materiali, dispositivi ed attrezzature, che sembra essere diventata una guerra per la sopravvivenza. E così del milione di kit ordinato dalla Regione Campania, dovrebbero arrivare per il fine settimana, appena 10mila pezzi dei 250mila del primo lotto.

Altro nodo dolente c’è carenza assoluta di presidi sanitari necessari per la salvaguardia personale ed altrui, da quelli specifici da destinarsi al personale che opera a diretto contatto con i pazienti malati di Covid-19, a quelli d’uso civile, come le semplici mascherine.



“Non possiamo più permetterci di perdere tempo – avverte Stefano Graziano, presidente della commissione sanità – e così le farmacie territoriali vengono autorizzate a spacchettare le confezioni multiple di mascherine e a venderle singolarmente”.

Mancano gli antivirali, lo denunciano alcuni dei principali centri di riferimento per il Coronavirus, impegnati in prima linea fin dai primi giorni del manifestarsi del virus nel territorio campano. Mancano i respiratori; appena 15 quelli consegnati qualche giorno fa alla Regione. Una boccata d’ossigeno, certo, che però si è esaurita immediatamente e risulta ormai del tutto insufficiente dato l’aumento incessante di pazienti che necessitano di essere ricoverati i terapia intensiva.

Medici, infermieri ed operatori sanitari, allo strenuo delle forze, mandati allo sbaraglio, senza presidi sanitari e senza poter fare il tampone, pur avendo trattato malati di Covid-19; strutture al collasso, in piena emergenza, dove tutto può cambiare in poche ore perché in realtà non si era preparati ad un evento così drammatico e perché negli ultimi decenni poco si è investito nella Sanità. Tensostrutture tirate su in fretta e furia, che potrebbero essere operative e non vengono utilizzate come quelle allestite nelle aree esterne degli ospedali Loreto Mare e San Giovanni Bosco o tende filtro che non hanno mai funzionato, come nel caso della tenda al Ruggi di Salerno dove pazienti ricoverati con altri malati di Covid sono stati dimessi senza essere sottoposti al tampone.

Una regione in piena crisi, ancor prima dell’arrivo del picco epidemiologico previsto per le prossime settimane. L’invito è sempre lo stesso, aver cura di sé e rispetto per gli altri. Restare a casa diventa imperativo affinché si possa sperare di arginare in qualche modo l’ondata che sta per travolgerci.

Filippo Raiola




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