“Pandemia globale” questo ha dichiarato l’OMS, l’organizzazione mondiale della sanità, di sicuro una grande sfida senza precedenti per l’umanità.

In questi giorni difficili, di sofferenza, di solitudine, di noia, siamo bloccati nelle nostre abitazioni, facili prede di quello spleen esistenziale di cui ci parlavano Baudelaire e Verlaine, le loro armi erano l’oppio e l’alcool, ma la tecnologia ci offre fortunatamente rimedi più salutari, dalle videochiamate per rimanere in contatto con gli amici fino all’incredibile invenzione del cinema e della televisione che porta quest’ultimo nelle nostre case.



Dal ventre di Partenope hanno visto la luce menti geniali, grandi registi e grandi attori, si pensi ad Antonio de Curtis, conosciuto in tutto il mondo come Totò, Mario Merola, Carlo Pedersoli, il nostro indimenticabile Bud Spencer, Massimo Troisi, Alessandro Siani, e si potrebbe continuare a riempire pagine su pagine.

Questa quarantena si potrebbe trasformare in un’ottima occasione per rivivere Napoli e la storia della sua cinematografia, dalla “Napoli milionaria” di Edoardo De Filippo, al recente successo del film “La paranza dei bambini” basato sull’omonimo romanzo di Roberto Saviano.

  • Napoli milionaria (1950) di Edoardo De Filippo

Uscito negli anni Cinquanta, oggi compie settant’anni il film commedia Napoli milionaria che ci offre una fessura attraverso la quale sbirciamo indietro nel tempo e facciamo visita al popolo Napoletano prima, durante e dopo la guerra, rivivendo la storia di una famiglia.

Gennaro, il pater familias, è stato allontanato dalla sua famiglia a causa dei rastrellamenti tedeschi, e al suo ritorno rimane sconvolto dal nuovo stile di vita che la sua famiglia aveva adottato, ma una sventura si tramuterà in un miracolo che farà nascere la consapevolezza dei propri errori nella famiglia Iovine redimendola, ad eccezione del figlio maggiore.



  • Le quattro giornate di Napoli (1962) diretto da Nanny Loy

È un film drammatico che documenta come intuibile dal nome le quattro giornate di Napoli, è dedicato all’undicenne Gennaro Capuozzo, conosciuto con il diminutivo Gennarino (Napoli, 2 giugno 1932-Napoli, 29 settembre 1943), partigiano che morì durante l’insurrezione popolare che consentì di liberare la città dall’occupazione tedesca.

  • No grazie, il caffè mi rende nervoso (1982) diretto da Lodovico Gasparini ed interpretato da Lello Arena e Massimo Troisi.

Questa interessante commedia noir ha come tema centrale il “Primo festival nuova Napoli” simbolo di una Napoli che vuole abbattere gli stereotipi e rinnovarsi, ma tale rinascita è minacciata da un maniaco omicida che si fa chiamare Funiculì Funiculà.

I due giornalisti, Lisa Sole e Michele Giuffrida, a caccia di scoop si mettono sulle tracce del criminale durante quel festival turbolento e insanguinato rischiando più volte la loro stessa vita.

  • Così parlò Bellavista (1984)diretto da Luciano De Crescenzo

Luciano De Crescenzo ci offre un divertente spaccato della quotidianità napoletana, dai vizi, fino alle consuetudini e alle virtù dei napoletani.

Il professore di filosofia ormai in pensione Gennaro Bellavista distingue l’umanità in «uomini d’amore», come i napoletani, e «uomini di libertà», come i milanesi, eppure la sua vita tranquilla verrà disturbata dall’arrivo di un nuovo condomino, il milanese dottor Cazzanica.

  • Incantesimo napoletano (2002) diretto da Paolo Genovese e Luca Miniero

In una famiglia napoletana, di quelle che più napoletane non si può, avviene una tragedia, la primogenita Assuntina crescendo parlerà solo in dialetto milanese, Assuntina ama fin da piccola il risotto allo zafferano e il panettone e odia la pastiera, il babà e le sfogliatelle, esilarante e drammatica è la reazione dei genitori e degli zii della piccola che tentano in ogni modo di guarire la piccola attraverso lezioni di napoletano, neppure una vacanza-studio a Torre Annunziata a casa degli zii riuscirà a sortire alcun effetto, zii che parlano un dialetto così stretto che fanno quasi fatica a comprendersi tra di loro.



Ottimo film d’animazione da guardare insieme ai più piccoli, è ambientato nella Napoli del ‘700 dove Antonio Salvatore Sapore è un cantautore squattrinato che desidera diventare chef così da poter cucinare per tutti, soprattutto per persone che più ne avevano bisogno, proprio per questo suo carattere generoso e spensierato è molto amato dai suoi concittadini; l’allegria dei napoletani irrita la strega Vesuvia, padrona del Vesuvio, la quale già medita un crudele piano contro Totò, artefice a parer suo di tale gioia con le sue canzone che distraggono il popolo dalla fame.

Il regista Ferzan Özpetek di origine turca ci propone una Napoli nascosta, ambigua, una Napoli che fluttua tra superstizione, magia e sensualità.

Adriana, medico legale, durante il tradizionale “Parto dei femminielli” viene sedotta dal giovane Andrea, i due passano una focosa notte insieme e si danno appuntamento per rincontrarsi, ma Andrea non si presenta all’appuntamento; successivamente Adriana analizzando la salma di un giovane ucciso e privato dei bulbi oculari vi riconosce proprio Andrea, decide di indagare sulla morte di quest’ultimo affondando in una Napoli esoterica e carnale.

  • Paranza dei bambini (2019) diretto da Claudio Giovannesi

Tratto dall’omonimo romanzo di Roberto Saviano questo film criminoso, crudo, ci espone la vita di un gruppo di ragazzi che si improvvisano camorristi, ragazzi che non avendo vite agiate sono costretti a diventare “uomini” in fretta, ragazzi mossi dall’invidia e dall’ammirazione verso quei camorristi che vedono vivere nel lusso.

Luciano De Crescenzo sosteneva che ovunque fosse andato nel mondo c’era bisogno di un poco di Napoli, grazie al cinema chiunque ne può godere un po’ pure stando a casa.

Salvatore Gabriele Popolo




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