L’Ordine dei Medici prende posizione sugli emendamenti presentati all’interno della discussione al Senato sulla conversione del decreto legge Cura Italia (DL n. 18 del 17 marzo).
Gli emendamenti, che descriviamo nel dettaglio, prevedono una sostanziale immunità sulla “responsabilità dei datori di lavoro degli operatori sanitari e sociosanitari”, in relazione agli eventi accaduti durante la pandemia da Covid-19.
È immediata la risposta del presidente della Fnomceo (Federazione nazionale degli Ordini dei Medici), Filippo Anelli, che il 4 aprile si è detto sconcertato, essendo passati più di due mesi dalla data di dichiarazione dello stato di emergenza nazionale.
Anelli dice di non avere: “più lacrime per piangere i nostri morti, che salgono oggi almeno 80, mentre continuiamo a ricevere segnalazioni”.
Mentre sugli emendamenti così titola il comunicato stampa dello stesso Ordine Nazionale: “Ritirare gli emendamenti ‘colpo di spugna’ per la responsabilità delle strutture. Dopo più di due mesi sono ancora molti i medici a mani nude contro il virus”.
Duro anche l’avvocato Antonello Talerico dal suo profilo facebook: “Stanno creando una norma per fare in modo che nessuno sia responsabile dei gravissimi errori gestionali ed organizzativi (PER SALVARE I DIRIGENTI PAGATI A PESO D’ORO) che possono aver condotto al decesso di molte persone”.
Nel frattempo l’Ordine degli Avvocati di Catanzaro e l’Ordine dei Medici della Provincia di Catanzaro e le O.O.S.S. Anaao-Assomed e Cisl Medici, si sono uniti al fine di opporsi all’emendamento proposto per le immunità delle strutture sanitarie: “Gli emendamenti appaiono tutti caratterizzati dalla irragionevole opzione di de-responsabilizzare, in ogni settore dell’ordinamento, le scelte organizzative, gestionali e di tutela cui sono tenuti i datori di lavoro (titolari di strutture sanitarie e dirigenti) smaterializzando tutti i presidi e le garanzie che costoro – ancor più in una fase così delicata – hanno l’obbligo tecnico e giuridico di approntare per il personale sanitario”.
Cosa prevedono gli emendamenti
L’Art. 1-bis prevede che: “Le condotte dei datori di lavoro di operatori sanitari e sociosanitari operanti nell’ambito o a causa dell’emergenza COVID-19, nonché le condotte dei soggetti preposti alla gestione della crisi sanitaria derivante dal contagio NON DETERMINANO, in caso di danni agli stessi operatori o a terzi, responsabilità personale di ordine penale, civile, contabile e da rivalsa…” inoltre, al comma 2, che “Dei danni accertati in relazione alle condotte di cui al comma 1, compresi quelli derivanti dall’insufficienza o inadeguatezza dei dispositivi di protezione individuale, risponde civilmente il solo ente di appartenenza del soggetto operante ferme restando, in caso di dolo, le responsabilità individuali”.
Cosa dicono gli Ordini delle altre province
Descriviamo parte delle posizioni prese dagli Ordini dei Medici Chirurgi e degli Odontoiatri che rappresentano alcune province italiane.
“Ritirate immediatamente gli emendamenti della vergogna…Questi emendamenti sono crudeli, sprezzanti e offensivi per una categoria che sta combattendo e lavorando a mani nude…Si piangono giustamente i pazienti, ma non si potrà verificare se i sanitari sono stati messi nella condizione di curarli con tutti gli strumenti possibili. E se sono stati tutelati o mandati ad ammalarsi nell’esercizio delle loro funzioni”, scrive l’Ordine Medici di Roma.
Ma sulla stessa linea è quello di Torino che aveva diramato un appello pubblico già due giorni fa, condiviso anche dall’Ordine dei Medici della Provincia di Arezzo: “…Per noi, per i nostri martiri, per tutti i deceduti, per i nostri pazienti e per tutti i cittadini, dovremo impegnarci per individuare le eventuali responsabilità”.
Anche l’Ordine dei Medici di Imperia condivideva interamente e sottoscriveva l’appello pubblico dell’Ordine di Torino, chiedendo “ai responsabili politici autori di tale deprecabile comportamento di ritirare immediatamente gli emendamenti”, inoltre, in una nota a La Stampa il presidente Francesco Alberti affermava che andrebbe chiesto “ufficialmente scusa per aver pensato di assolvere a priori le strutture sanitarie e le istituzioni che avevano la responsabilità e il dovere di tutelarci”.
L’Ordine dei Medici di Crotone dichiara che non sono stati adeguati “i piani per fronteggiare le epidemie, ingannevolmente convinti che i propri livelli socio-economici avrebbero di per sé potuto esorcizzare eventi di tale portata, in quanto fin troppo impegnati in politiche improntate prevalentemente sui temi dell’economia a discapito degli standard sanitari (37 miliardi di euro tagliati sul Fondo sanitario negli ultimi 10 anni in Italia e un decennio di un disastroso austero Piano di rientro in Calabria)”.
Andrea Ippolito