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Si chiama Remote Dielectric Sensing e predice la polmonite da Covid-19

La sperimentazione di un nuovo dispositivo, il “Remote Dielectric Sensing” per l’analisi dell’evoluzione della malattia da Covid è partita presso l’Ospedale regionale di Torrette di Ancona

Lo ha reso noto il dottor Michele Caporossi, direttore dell’Azienda Ospedali Riuniti di Ancona che ha annunciato l’uso di “un innovativo dispositivo, potenzialmente in grado di predire l’evoluzione clinica della patologia misurando la percentuale di liquidi presente nel tessuto polmonare”.




Il dispositivo, prodotto dall’azienda israeliana Sensible Medical Innovation Ltd, è stato messo a disposizione del Reparto di Pneumologia diretto dalla dottoressa Lina Zuccatosta. Il macchinario che sino ad oggi è stato adoperato e testato solo nei casi di scompenso cardiaco, riesce a  rilevare mediante onde elettomagnetiche la quantità di liquidi presente in una determinata regione polmonare, mostrando un’eccellente correlazione con la tomografia computerizzata del torace (TAC).  Ad ipotizzare l’impiego del “Remote Dielectric Sensing” nell’ambito  della polmonite da coronavirus, il professor Stefano Gasparini, professore ordinario di malattie dell’apparato respiratorio all’Università Politecnica delle Marche.



La sperimentazione del dispositivo – come spiegato dal dottor Capirossi – verrà effettuata nei malati che presentano polmonite da Coronavirus “ricoverati presso l’unità Covid-19 pneumologica al momento dell’ingresso in reparto e longitudinalmente nel periodo di degenza, al fine di misurare la variazione giornaliera della percentuale di liquidi nel tessuto polmonare e potenzialmente predire l’evoluzione clinica della stessa”.

Questa tecnologia testata in base ad un protocollo sviluppato dalla dottoressa Martina Bonifazi, professore associato di malattie dell’apparato respiratorio presso la Politecnica “può dare informazioni essenziali in tempi rapidi e senza rischi per il paziente” aggiunge Capirossi.



“In questa fase di assoluta emergenza, più che mai – ha spiegato Caporossi – è importante poter disporre di dispositivi rapidi, affidabili, e di alto livello tecnologico che da un lato semplifichino la complicata gestione di questi pazienti e dall’altro ci forniscano anche importanti elementi per cercare di comprendere tutti gli aspetti patogenetici della malattia ed il loro ruolo nell’evoluzione nelle forme più severe, in modo da poter ottimizzare l’approccio terapeutico nel più breve tempo possibile e vincere questa guerra in un connubio indissolubile, che è quello tra ricerca ed assistenza”.

Filippo Raiola

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