Il 4 aprile scorso a Chernobyl in Ucraina, nei pressi della cosiddetta zona di alienazione, sono scoppiati una serie di violenti incendi. Da allora il fuoco non si è più fermato e adesso lambisce a soli due chilometri i depositi di materiale radioattivo di Podlesny. E’ quanto sta accadendo in Europa dove è scattato l’ennesimo allarme che si somma all’emergenza mondiale legata alla pandemia di coronavirus (Covid-19). La zona di alienazione è un’area di circa 30 chilometri quadrati attorno all’area del disastro della centrale nucleare di Chernobyl avvenuto il 26 aprile 1986.
L’area è stata ovviamente abbandonata e adesso è occupata da foresta e animali selvatici. Gli incendi hanno già bruciato oltre 35 ettari di foresta, un villaggio, Polesskoye, è stato evacuato. E’ giunta anche la denuncia di Greenpeace secondo cui i roghi sarebbero in realtà molto più estesi di quanto reso noto dalle autorità ucraine.
I Servizio di Stato per le situazioni di emergenza dell’Ucraina ha sottolineato che le radiazioni sono entro i limiti normali, anche nei pressi di Kiev. Le forze dell’ordine ucraine hanno identificato una persona sospettata di essere l’autore dell’incendio ed è stato aperto un procedimento penale. A Podlesny, però, è ubicata la struttura di smaltimento dei rifiuti radioattivi realizzata dopo l’incidente di Chernobyl. L’obiettivo è quello di isolare le scorie che si trovano dentro delle speciali vasche di cemento.