Per la devastazione del pronto soccorso dell’ospedale “Pellegrini” di Napoli, avvenuto all’alba dell’1 marzo scorso, gli agenti della squadra mobile della questura di Napoli hanno eseguito sette misure cautelari in carcere nei confronti di altrettanti maggiorenni e due misure della permanenza in casa per due minori.


Le accuse sono (a vario titolo) di devastazione e saccheggio, interruzione di un servizio di pubblica necessità, violenza privata e resistenza a pubblico ufficiale, tutti aggravati dal metodo mafioso.

Nella notte tra il 29 febbraio e il 1 marzo quando il 15enne Ugo Russo, insieme ad un complice, tentò in via Generale Orsini nella zona di Santa Lucia, a Napoli, una rapina ai danni del militare libero dal servizio che si trovava in compagnia di una ragazza. Al tentativo di rapina il militare reagì esplodendo alcuni colpi di pistola contro Russo, la vicenda è ancora al vaglio degli inquirenti per definirne la dinamica e le responsabilità. Il giovane sarebbe morto alcune ore dopo in ospedale.


L’ospedale fu danneggiato da alcune persone che giunsero in ospedale mentre i medici stavano tentando di rianimare Ugo Russo.

I maggiorenni rintracciati in un primo momento sono:

1. Giovanni Grasso, detto Ivan, nato a Napoli il 26 maggio del 1997;

2. Gennaro Mancini nato a Napoli il 3 giugno 1972;

3. Michele Incoronato, nato a Napoli il 3 giugno 1974;

4. Lucia Palumbo, nata il 26 marzo del 1978 a Napoli;

5. Maria Pia Russo, nata a Napoli il 20 aprile 1977;

6. Salvatore Grasso,  nato a Napoli il 2.8.1975.


Successivamente gli agenti della Polizia di Stato hanno rintracciato ed arrestato anche il settimo maggiorenne, Salvatore Mazzocchi, nato a Napoli il 26 novembre del 1994.

Il 10 aprile, giorno in cui Ugo avrebbe compiuto 16 anni, un grande cuore rosso realizzato con le candele accese per terra, fu realizzato nel vicolo con intorno tanti palloncini bianchi e azzurri. Ai Quartieri Spagnoli si volle ricordare così Ugo Russo, lasciando volare poi i palloncini con la scritta “Ugo vive”.


 

 

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