Un’accesa polemica è iniziata in rete all’annuncio del lancio di un’applicazione finalizzata al contenimento dei contagi nella cosiddetta Fase 2, una delle cause è stata forse una strategia comunicativa confusionale da parte del Governo. I dubbi e le paure dei cittadini e di alcuni politici sono riguardo la sicurezza della privacy, in quanto si è annidato, in questo periodo di timore generalizzato, il sospetto che Immuni possa essere utilizzata ipoteticamente per una sorveglianza di massa causando eventuali violazioni della privacy a livello nazionale.
Ma le teorie del complotto sono fondate? Se gli italiani decidessero di non aderire all’iniziativa cosa accadrebbe? Nel caso in cui l’app non venisse scaricata da almeno il 60% dei cittadini tale strumento risulterebbe inutile, sostengono gli esperti. L’Organizzazione Mondiale della Sanità afferma che le applicazioni per il tracciamento siano utilissime per evitare l’esplosione di nuovi focolai, isolando preventivamente i soggetti entrati in contatto con persone infette, velocizzando in tal modo il ritorno alla normalità. Quasi tutti i paesi europei stanno sviluppano software simili, lo stesso vale per gli Stati Uniti, l’Australia, l’India, Singapore ecc.
Ma come funziona Immuni?
Immuni sarà scaricata volontariamente da coloro che decideranno di aderire alla iniziativa; dal momento della sua attivazione genererà un codice temporaneo (id) completamente anonimo che condividerà tramite bluetooth con gli altri dispositivi vicini dotati di tale applicazione, registrando nel frattempo i codici di questi ultimi, creando una sorta di elenco in cui saranno presenti tutti gli incontri avvenuti con gli altri utenti (il commissario della task force costituita dal Governo, Domenico Arcuri, ha affermato che riguarda persone poste a meno di due metri di distanza per un tempo di almeno 15 minuti). Nel caso in cui un utente risulti positivo al corona virus in seguito ad un tampone eseguito dalle autorità sanitarie il suo codice verrà segnalato, sempre in forma anonima, ad un server da cui le varie applicazione attingeranno periodicamente, confrontando gli id degli utenti infetti con il proprio registro e in caso di riscontri segnaleranno tramite una notifica che si è incrociato un soggetto infetto, tale notifica arriverà sul dispositivo dell’utente fornendogli istruzioni, come per esempio quella di contattare i sanitari, i quali non potranno essere avvisati da una notifica dell’applicazione ma solo dal cittadino.
Quando sarà pronta e chi sta sviluppando questa applicazione in Italia?
Bending Spoons è l’azienda milanese che ha iniziato già da marzo 2020 lo sviluppo dell’applicazione subito dopo l’esplosione della crisi sanitaria in Italia.
L’applicazione anti pandemia arriverà dopo vari ritardi verso fine maggio, l’azienda ambrosiana si è impegnata a fornire sei mesi di sviluppo e di assistenza a titolo gratuito, l’utilizzo della piattaforma verrà interrotto alla data di cessazione dello stato di emergenza disposto con delibera del Consiglio dei Ministri, i codici e i dati raccolti verranno cancellati a fine pandemia e comunque non oltre il 31 dicembre 2020.
Come è organizzata la vita nelle zone uscite dallo stato di emergenza? Che ruolo hanno le app di tracciamento?
Dopo 76 giorni Wuhan, il centro della pandemia, è uscita dallo stato di emergenza, è stato interrotto il lockdown e la vita sta riprendendo, ma non senza qualche precauzione, infatti oltre all’utilizzo di mascherine e guanti è necessario essere equipaggiati di “un’app lasciapassare”.
Per poter andare in giro, utilizzare i bus e la metro, per entrare in varie strutture è necessario avere un’applicazione, l’Alipay Health Code, che assegna lo stato di salute ai singoli cittadini in base agli spostamenti.
Dopo aver chiesto alcune informazione personali agli utenti il software si limita a fornire un codice cromatico tra verde, giallo e rosso accompagnato da un QR code che farà da lasciapassare agli spostamenti in città, nel caso in cui l’applicazione rilevi attraverso il GPS la vicinanza a un caso accertato di Covid-19 lo stato di salute, in base al calcolo di alcuni algoritmi che stimano il rischio di contagio, può variare trasformandosi dal codice verde del cittadino sano a quello arancione del cittadino a rischio o addirittura a quello rosso del cittadino infetto che dovrà sottoporsi a quarantena.
In Corea del Sud viene utilizzata l’app “Corona 100m” che avvisa i cittadini dei luoghi, entro i 100 metri dalla geolocalizzazione dell’utente, visitati da soggetti infetti; l’app segnala inoltre la data in cui è avvenuto il contagio.
A Singapore l’app “TraceTogheter” traccia attraverso il bluetooth tutti i contatti che ha avuto un soggetto infetto effettuando tamponi su tutti i cittadini a rischio, ha avuto particolare successo tale metodo che ha scongiurato una seconda ondata di contagi.
Salvatore Gabriele Popolo