Con la prospettiva della ripresa a giugno ancora lontana, alcuni barbieri e parrucchieri sangiorgesi hanno scelto la via dell’illegalità per far fronte all’emergenza economica causata dalla pandemia.
Spalleggiati dalle necessità estetiche dei clienti più impaziente, qualche professionista del settore avrebbe istituito vere e proprie mailing list private con cui avvisare i propri fedelissimi dell’imminente riapertura clandestina del proprio retrobottega. Un guanto di sfida lanciato alla legge, contro le più basilari norme sanitarie che negli ultimi due mesi avevano imposto ai saloni di bellezza di abbassare provvisoriamente le serrande.
Non sono mancate in queste ore nemmeno segnalazioni inerenti a visite domicilio degli stessi barbieri nelle abitazioni di clienti pronti a tutto per dare una rinfrescata al proprio taglio in vista del tanto atteso allentamento del lockdown.
Un parrucchiere del centro ha addirittura introdotto alla luce del sole una sorta di lista d’attesa per le prenotazioni del mese prossimo, con tanto di possibilità di scalare l’elenco pagando in anticipo un acconto.
Una condotta borderline che ha scatenato polemiche e posto l’accento sulla questione, tanto da spingere lo stesso sindaco Giorgio Zinno a dichiarare guerra ai furbetti: «In questi giorni mi sono giunte più segnalazioni, da parte di concittadini e operatori del settore che vi sono parrucchieri, barbieri ed estetisti che contro qualsiasi divieto e con nessun mezzo di protezione esercitano presso le abitazioni abusivamente la professione. Ho incaricato la polizia municipale – ha affermato il primo cittadino – di vigilare su tale fenomeno e chiedo ai concittadini di denunciare casi conosciuti in maniera da bloccare questo fenomeno che oltre a danneggiare chi attende onestamente di tornare a lavorare costituisce un pericolo sanitario».
In queste ore le forze dell’ordine stanno peraltro indagando su alcuni furti di mascherine direttamente dalle cassette postali dei residenti di via Manzoni; anche per questo motivo sono ancora molte le famiglie in città che lamentano il mancato arrivo dei presidi sanitari inviati dalla Regione.
Sul fronte estero, invece, sono rientrati in Italia mercoledì i due sangiorgesi rimasti bloccati in Colombia per la chiusura delle frontiere: l’avvocato 53enne e l’imprenditore 38enne hanno dovuto raggiungere l’Ecuador a proprie spese prima di volare fino a Roma. Entrambi si trovano ora in quarantena.