Gli ultras di oltre 150 tifoserie italiane tra le quali anche gli ultras di Angri, e per la prima volta anche di molte tifoserie europee (spagnole, francesi e tedesche in primis), hanno diffuso un comunicato in cui chiedono che i campionati di calcio, interrotti dalla pandemia, non riprendano.
Il documento, dal titolo “Stop football, no football without fans”, illustra le ragioni della protesta dei tifosi, che chiedono di non fare ricominciare i tornei, prima che sia possibile ripopolare gli stadi, e ritengono le partite a porte chiuse un controsenso rispetto alla natura stessa dello sport più popolare del mondo.
A spiegare le ragioni di questa presa di posizione gli ultras di Angri che hanno avuto parte attiva nella stesura del documento:
“…i campionati dovrebbero ripartire a porte chiuse, senza il cuore pulsante di questo sport popolare: i tifosi.
Nel nostro documento abbiamo sollecitato gli organi competenti di mantenere il fermo delle competizioni calcistiche, fino a quando l’affollamento degli stadi non tornerà un’abitudine priva di rischi per la salute collettiva.
Oggi il calcio è considerato più come un’industria che come uno sport.
Sono le pay-tv a tenere sotto scacco le società, in un sistema basato solo ed esclusivamente su business e interessi personali: se non verrà ridimensionato, porterà alla morte del calcio stesso.
Se noi ultras intendessimo lucrare sulla nostra passione, come ci capita di leggere e sentire in questi giorni, spingeremmo per la ripartenza dei campionati.
Tutto questo deve cambiare.
Siamo pronti a confrontarci con chi di dovere, per riportare il calcio ai suoi albori, per tornare a vivere la nostra più grande passione in prima persona, per fare in modo che questo torni a essere lo UNO SPORT POPOLARE”.
Il messaggio condiviso da tutti i gruppi
I governi hanno dichiarato il lockdown totale tutelando così la cosa più preziosa che abbiamo: la salute pubblica, primo obiettivo per tutti. Per questo riteniamo più che ragionevole pensare ad uno stop assoluto del calcio europeo.
Chi gestisce quest’ultimo, invece, ha fin da subito espresso un solo ed unico obiettivo: RIPARTIRE.
Siamo fermamente convinti che a scendere in campo sarebbero solo ed esclusivamente gli interessi economici e questo viene confermato dal fatto che il campionato dovrebbe ripartire a porte chiuse, senza il cuore pulsante di questo ‘sport popolare’: I TIFOSI.
Ci è più che lecito pensare che, ancora una volta, la supremazia del denaro vada a calpestare così il valore della vita umana.
Pertanto, chiediamo fermamente agli organi competenti di mantenere il fermo delle competizioni calcistiche finché affollare gli stadi non tornerà ad essere un’abitudine priva di rischi per la salute collettiva.
Se il sistema calcio si trova in una situazione di tanta difficoltà, la colpa va attribuita alla mal gestione degli ultimi decenni.
Mal gestione che abbiamo sempre messo in evidenza con il solo ed unico fine di tutelare e salvaguardare lo sport più bello del mondo.
Oggi il calcio è considerato più come “un’industria” che come uno sport; dove le PAY-TV tengono sotto scacco le società, alimentandole con i propri diritti televisivi, permettendo così alle società stesse di poter pagare stipendi spropositati ai calciatori e alimentando a loro volta la sete di denaro di procuratori squali, il cui unico obiettivo è quello di gonfiarsi il portafoglio. Un sistema basato solo ed esclusivamente su business ed interessi personali che se non verrà ridimensionato quanto prima porterà ad un solo ed unico fine: LA MORTE DEL CALCIO STESSO.
Teniamo a sottolineare che se gli Ultras avessero una minima intenzione di lucrare su quella che è la propria passione, come abbiamo potuto leggere dai media in questi giorni, spingeremmo per una ripartenza dei campionati anziché lottare affinché questo non avvenga, andando contro tutto il sistema calcio ed a chi lavora per esso, scrivendo assurdità di ogni tipo.
Tutto questo deve cambiare.
Siamo pronti a confrontarci con chi di dovere per riportare il calcio ai suoi albori, per tornare a vivere la nostra più grande passione in prima persona, per far in modo che questo torni ad essere UNO SPORT POPOLARE”.