Una mission che sta particolarmente a cuore a Domenico Longo, che vanta anni di esperienza e successi in questo ambito. Basti rammentare, solo per citarne alcuni, i suoi incarichi in Unicredit Banca, Banca Popolare di Puglia e Basilicata ed in Banca di Credito Popolare.
Ed oggi, con lo stesso piglio da leader e uomo pragmatico, Longo si fa portavoce dei valori di Banca del Sud: politiche fortemente localizzate, che si contrappongono alle azioni de-localizzanti dei grandi istituti bancari nati dalle fusioni, ponendosi come punto di riferimento per la collettività e i suoi valori.
Dott. Longo un nuovo grande impegno con Banca del Sud. Un Istituto vicino alle imprese e alle famiglie. Come affronta questa nuova sfida?
“Mi viene da dire con coraggio ed entusiasmo, una banca territoriale si deve esprimere innanzi tutto attraverso i concetti di vicinanza alle imprese e alle famiglie. Concetti che non devono rimanere teoremi o dichiarazioni ma si devono tradurre in comportamenti quotidiani: questa è la vera sfida”.
In questo tempo difficile di “Coronavirus” Banca del Sud ha attivato una serie di iniziative, recependo i decreti governativi e le indicazioni della Banca d’Italia, volte a tutelare e sostenere i propri clienti, le imprese del territorio e i propri dipendenti. Quali sono le misure, di fatto, adottate da Banca del Sud per i suoi clienti in questo periodo di pandemia?
“Certo il Coronavirus ha creato uno stress enorme e tra l’altro assolutamente imprevisto ed imprevedibile. I recovery plan delle banche prevedevano terremoti, maremoti eruzioni ma non prevedevano il caso di una pandemia. Per cui oggettivamente è stato un evento molto invasivo. Però, come tutte le prove, anche questa sfida deve vedere in campo attori determinati. Bisogna quindi rimettersi in gioco e, per una banca, rimanere in campo significa offrire ai propri clienti assistenza. Certo con le dovute precauzioni e attenzioni. Noi abbiamo adottato tutte le misure messe in campo dal Governo con un occhio di riguardo alle misure adottate in favore dei professionisti e delle piccole società commerciali.
In questi giorni abbiamo ricevuto un numero significativo di richieste di finanziamento con la garanzia cento per cento dello Stato. Insomma i famosi venticinque mila Euro. Ad oggi abbiamo circa sei milioni e otto di pratiche in corso di definizione. Dove, sebbene non si faccia merito di credito, c’è da assolvere al compito di verifica formale dei paletti che sono stati stabiliti dallo Stato, per una corretta erogazione. Di fatto siamo arbitri delle concessione de denaro dello Stato, del denaro di tutti. Quindi ogni azione deve essere fatta con criterio e cognizione di causa”.
Per l’Italia oggi la parola d’ordine deve essere ripresa. Su quali leve il Sud e la sua economia devono puntare?
“Ripresa, è la parola d’ordine che più volte noi abbiamo utilizzato per motivare la spinta alla reazione. Noi siamo il Sud da sempre e da sempre abbiamo subito delle crisi l’effetto peggiore. Anche la crisi del 2008 che in qualche modo colpì tutto il mondo, fu subita dal Sud in ritardo. Inizialmente pensavamo di essere forgiati alle crisi e quindi di poterle superare con maggiore energia e minore sofferenza. Era una convinzione illusoria, in effetti da noi la crisi è arrivata poi dopo. In genere tutte le cose arrivano nel Mezzogiorno in un secondo momento. La crisi del 2008 fu davvero terribile, ed anche allora la parola d’ordine fu ripresa.
I nostri punti di forza? Sicuramente il turismo, che in questo caso avrà maggiori difficoltà a riprendere il suo passo. Il Pil meridionale è in gran parte prodotto dalle aziende turistiche in senso lato. Basti pensare alle nostre isole, alla nostra costiera e a tutto quello che riusciamo ad esprimere in termini di agriturismo e B&B. Una industria enorme e che purtroppo, avrà molte difficoltà a riprendersi, come tutto il comparto relativo alla ristorazione e tutte le eccellenze di questo settore come le pizzerie. Quest’ultime rappresentano il punto focale dove si incrociano il gusto ed il buongusto. Ed anche in questo ambito ci saranno dei problemi per la ripresa ma non ci fermeremo. Noi non lasceremo le nostre aziende da sole”.
Cosa si augura per il prossimo futuro?
“Un auspicio che faccio a me, alla mia azienda e a tutte le realtà che vivono attorno a noi è il ritorno quanto prima alla normalità e alla possibilità di riprendere i contatti che per noi sono fondamentali. Il distanziamento sociale se da una parte rappresenta la ricetta per la sopravvivenza, dall’altra è un prezzo altissimo da pagare. Soprattutto per noi meridionali che attraverso il contatto occasionale, la stretta di mano, l’abbraccio esprimiamo con un gesto mille parole. Non poterlo fare è una sofferenza. Spesso quando ci si incontra ci si protrae quasi per alzare la mano ma non potendolo fare ci allontaniamo. Ma si legge nei nostri occhi il rammarico di non potersi esprimere come si è sempre fatto e come a noi piace fare. Ecco mi auguro questo per il nostro futuro: tornare ad essere noi stessi”.