Ci è giunta in redazione una mail, che non possiamo non pubblicare, inviataci da alcune guide turistiche che pur essendo campani per nascita e residenza, ma abilitati all’esercizio della loro attività in altre regioni, non hanno potuto lavorare nel Parco Archeologico di Pompei, riaperto il 25 maggio, perchè sulle loro abilitazioni non c’è scritto “Campania”.




Comprendiamo che le precauzioni anti-Covid parlavano di guide “Campane”, ma a nostro vedere e a rigor di logica le limitazioni si riferiscono alle guide che risiedono in altre regioni e non a chi ha sul tesserino il nome di una regione diversa dalla Campania pur essendo a tutti gli effetti campani. Del resto il titolo abilitante vale in tutta la Penisola a prescindere dalla regione in cui si è conseguito.
Quindi, se io sono residente in Campania e sono una guida abilitata su tutto il territorio nazionale, perchè non posso lavorare negli scavi di Pompei? Perchè sulla mia abilitazione c’è scritto il nome della Lombardia? Quasi come se solo quel nome stampato su un foglio di carta possa essere forte di contagio Covid… resta qualche evidente perplessità.




Assolutamente assurdo quanto scrivono le guide nella loro lettera che qui di seguito riportiamo:
Gentile redazione,

siamo un gruppo di guide turistiche campane. Rappresentiamo storici dell’arte, archeologi, archivisti, storici ed altri laureati nelle discipline umanistiche che, pur operando in questo territorio dove siamo nati e cresciuti, abbiamo dovuto spingerci fuori regione per trovare un esame di abilitazione alla professione di guida turistica, dato che nella nostra regione non vengono emanati concorsi.

Vi scriviamo per segnalare che il Parco archeologico di Pompei, dopo l’epidemia, ha chiuso le porte a noi guide turistiche abilitate in una regione diversa dalla Campania, impedendoci di svolgere il nostro lavoro nel nostro territorio.




Per comprendere di cosa stiamo parlando, dobbiamo tornare indietro di qualche anno.

Con la legge nazionale 97/2013 (art. 3) che recepisce la normativa europea, la guida turistica può esercitare la sua professione non più solo nella regione in cui ha sostenuto l’esame di abilitazione, ma in tutta Italia. Lo Stato centrale però non ha mai portato avanti una riforma dell’abilitazione, creando così molta confusione: i concorsi vengono emanati dalle regioni, in modi e tempi diversi, ma l’abilitazione vale su tutto il territorio nazionale.

E così dal 2013 migliaia di laureati italiani come noi si spostano da una regione all’altra per iscriversi al primo esame utile, ed iniziare così quanto prima un lavoro che per molti è un grande desiderio, per altri un ripiego, in un Paese che offre sempre meno opportunità di stabilità lavorativa nel campo dei beni culturali. 

Ma torniamo adesso alla Regione Campania. L’ultimo concorso per guida turistica risale al 2012. La procedura di abilitazione di quell’esame si è conclusa nel 2015: sono stati necessari dunque ben tre anni solo per espletare le procedure, mentre secondo le leggi regionali il concorso dovrebbe essere emanato ogni tre anni. Ma ne sono già passati otto, e nessun esame è in vista. Molti campani, appena ne hanno avuto la possibilità, sono ricorsi all’abilitazione in altre regioni, non per scelta ma per necessità.




Ritornando quindi al caso di Pompei, nel regolamento sulla riapertura, il Parco archeologico dichiarava che: 

“Presso l’ingresso di Piazza Anfiteatro sarà possibile richiedere un servizio visite guidate, dalle ore 9,00 alle h 13,00, a cura delle guide della Regione Campania e nazionali”, attenendosi come di dovere alla normativa vigente.

Ma il 25 maggio il Parco con un clamoroso e immotivato dietrofront cambia la dicitura, riservando alle sole guide abilitate in Campania la possibilità di far parte del presidio guide. Ne risulta, anche sui pannelli ufficiali all’interno del parco, una vergognosa cancellatura a pennarello nero sulla parola “nazionale”. Cosa è successo? Per quale motivo il Parco toglie a tanti giovani professionisti laureati –  abilitati in varie parti d’Italia ma quasi sempre campani – la possibilità di lavorare?




L’indignazione e la rabbia è veramente tanta, siamo ragazzi e ragazze campani che si trovano discriminati dal più importante e frequentato istituto culturale della Regione, per via di una scelta priva di giustificazione e che va contro la legge europea e nazionale, impossibilitati a svolgere la nostra professione in un momento in cui uscivamo da mesi di mancanza totale di lavoro a causa dell’emergenza COVID. 

Vi chiediamo e ci chiediamo se questo possa essere accettabile da parte di una istituzione come il Parco Archeologico di Pompei, vi chiediamo di portare la nostra voce alla dirigenza del Parco, perché noi vogliamo solo lavorare, come tutti gli altri, e non capiamo cosa possa aver spinto la Soprintendenza a compiere un atto simile, senza neppure offrire una giustificazione pubblica. 

Marina Minniti
Mafalda De Risi
Eduardo Miguel Salzano
Liberato Schettino



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