“Le Organizzazioni sindacali chiedono urgentemente informazioni sull’incontro tenutosi il 25 febbraio 2020 presso il MISE con alcune aziende impegnate nei progetti di reindustrializzazione ed eventuali nuove proposte sopraggiunte”, così si leggeva in una nota della Fim, Fiom, Uilm, Failms pochi mesi fa.




La discussione era andata avanti in merito alla drammatica situazione che stanno vivendo le lavoratrici e i lavoratori della Jabil di Marcianise con l’avvio della procedura di licenziamenti collettivi per 350 dipendenti che si sarebbe dovuta ultimare a partire dal 23 marzo.

Le Organizzazioni sindacali si erano attivate per una rapida convocazione al MiSE e per verificare la possibilità, al ministero del Lavoro, che il decreto “Mille proroghe” allora approvato potesse consentire a Jabil di chiedere l’utilizzo della cassa integrazione per scongiurare i licenziamenti e permettere la realizzazione dei progetti già presentati e visionati da Invitalia.




Il Coordinamento proclamò poi 8 ore di sciopero a partire dal lunedì 2 marzo 2020.

Il 23 maggio invece c’é stato l’incontro in videocall per la la vertenza Jabil, convocato dal ministero dello Sviluppo economico.

All’incontro, oltre alla sottosegretaria Alessandra Todde e al vicecapo di gabinetto del MISE, Giorgio Sorial, erano presenti la ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, l’assessora al Lavoro della Regione Campania, Sonia Palmeri, il country manager Italia di Jabil, Clemente Cillo, e i rappresentanti nazionali e territoriali di Fim, Fiom, Uilm e Failms.

La richiesta comune all’azienda, sia da parte delle organizzazioni sindacali che del governo, è stata quella di non procedere con la procedura di licenziamento collettivo per 190 lavoratori annunciato per il lunedì 25 maggio.




Il dottor Cillo, massimo dirigente della Jabil Italia, aveva allora chiesto un giorno di tempo per confrontarsi con il board americano, affermando di non poter assumere una decisione diversa da qualla annunciata.

In attesa del confronto le organizzazioni sindacali confermavano lo sciopero per difendere non solo l’occupazione di un sito produttivo ma anche la tenuta di una realtà come quella casertana, già fortemente in difficoltà.

Ma infine la notizia di poche ore fa prevede che i 190 lavoratori della Jabil finiti nella lista dei licenziati impugneranno il provvedimento.

Dunque la battaglia si sposterà nelle aule giudiziarie, a tal proposito nemmeno il governo è stato in grado di far recedere la multinazionale americana.




Francesco Percuoco, segretario provinciale della Fiom Cgil dirà che i licenziamenti sono illegittimi e che questa è una delle poche cose chiare in questa trattativa. “Non intendiamo più stare ad aspettare. I provvedimenti vanno impugnati. la Fiom ha messo a disposizione la propria struttura legale alla Cgil di Caserta per raccogliere i mandati per il ricorso. Inutile, a questo punto, stare a tergiversare”.

Invece le segreterie regionali di Cgil, Cisl e Uil e di Fiom, Fim e Uilm, scrivono: “Più passano i giorni e più scopriamo che non esiste nessuno zio d’America, ma soltanto una multinazionale che, come Jabil, lascia i tavoli violando le leggi italiane e abbandonando 190 lavoratrici e lavoratori con le loro famiglie”.



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