La querelle tra il PD di Ercolano e il suo primo cittadino Ciro Buonajuto è destinata a non esaurirsi dopo il clamoroso ritiro della mozione di sfiducia che avrebbe messo fine alla esperienza amministrativa, oramai agli sgoccioli del mandato elettivo.




Il mancato golpe bipartisan da parte dei 13 firmatari del cahiers de d’oleances si è arrestato prematuramente, ben prima di approdare in Aula di Consiglio per la discussione e la votazione. Salvifico per Buonajuto è stato l’intervento da Roma da parte delle segreterie nazionali che, nella intricata faccenda, hanno giocato un ruolo da protagoniste registrando una sostanziale vittoria per Italia Viva, capace di sapersi imporre nei delicati equilibri di Governo e, una “sconfitta”, per il Partito Democratico, il quale col proprio Segretario nazionale è stato costretto a imporre un dietrofront (attraverso la Segreteria provinciale retta da Marco Sarracino) ai Consiglieri comunali, rei di voler mandare a casa il Sindaco.




Un dietrofront mal digerito, come era facile prevedere, dal circolo locale del Partito che, con un freddo comunicato diramato attraverso i Social, si è trovato costretto suo malgrado a dover ritrattare la propria posizione, riservando tuttavia delle stoccate all’Amministrazione “per il deficit di trasparenza ed efficienza”.

Un match che ha registrato come immediata conseguenza il ritiro delle firme, alla mozione di sfiducia, da parte di 6 componenti del gruppo consiliare PD ossia Luigi Luciano, Antonio Liberti, Antonietta Garzia, Salvatore Cristadoro, Mariagrazia Prillo e Gennaro Oliviero. Tuttavia ad oggi l’annunciato ritiro da parte dei componenti di Giunta al momento ancora non è avvenuto, segno evidente che le acque sono molto agitate. È evidente la lacerazione interna visto che su 13 componenti totali soltanto in 7 dei Consiglieri hanno deciso di sostenere questa crociata, salvo poi tornare nei ranghi per disciplina di partito.




Ma la partita, soprattutto nell’ottica elettorale con le imminenti Amministrative, resta aperta. In un documento infuocato, depositato contestualmente al ritiro delle firme, i Consiglieri PD hanno voluto precisare, a testimonianza del loro malessere, che non verrà fornito “alcun alibi a Buonajuto” agli sgoccioli del suo mandato ritenuto “migliorabile sotto tutti i punti di vista”. “Apriremo – si legge nella nota – una riflessione con la città e con tutte le forze del centrosinistra al fine di avanzare una proposta per il governo della città. Prendiamo atto della rinuncia all’autocandidatura del Sindaco e del comunicato congiunto delle segreterie provinciali per la ricerca di una più ampia convergenza e di una riflessione che interessi tutti i Comuni al voto”.

E in merito alla polemica sulla gestione della emergenza epidemiologica da parte del primo cittadino il quale, poche ore dopo aver appreso la notizia della mozione di sfiducia, aveva dichiarato di essere stato lasciato solo “a lanciare un grido d’allarme contro le scarcerazioni di pregiudicati legati ai clan del nostro territorio”, pure si è acceso lo scontro. Difatti nella chiusura della nota a firma dei Consiglieri comunali PD si legge: “nel DNA della comunità democratica ci sono gli anticorpi autentici per la lotta alla camorra ed a tutte le illegalità, che vanno combattute con azioni concrete e non con la propaganda.” Un messaggio forte e chiaro che non lascia spazio a interpretazioni.




C’è poi chi, tra i dem locali, sospinto da un moto d’orgoglio, si è rifiutato di chinare il capo davanti ai diktat del Partito. E’ il solo caso del Consigliere comunale PD Gennaro Sulipano che ha deciso di non ritirare la firme al documento di sfiducia. “Malgrado questa divergenza – dice Sulipano sul caso – io sono sempre un convinto membro del PD. Il nostro partito garantisce l’autonomia a livello locale. Qualora vengano adottati dei provvedimenti disciplinari nei miei confronti affronterò con serenità la situazione e tutto ciò che ne conseguirà”.

Non ci resta che attendere i prossimi sviluppi di questa storia intricata.

Danilo Roberto Cascone



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