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Legalizzazione della cannabis, botta e risposta tra FdI e Carmen Di Lauro (M5s): “Battaglia di civiltà”

“Non posso non ringraziare il locale coordinamento di Fratelli d’Italia che, nel commentare una mia iniziativa sulla legalizzazione della cannabis, afferma che ‘le coltivazioni di marijuana hanno fatto ricchezza alla camorra’ soprattutto nell’area dei Monti Lattari conosciuta da tutti come la Jamaica d’Italia. E’ proprio così ed hanno ragione. Questa convergenza di vedute non può che farmi piacere. Quella della legalizzazione non è solo una battaglia di civiltà ma anche una battaglia di legalità”. Così la deputata del M5s Carmen Di Lauro in risposta al comunicato del coordinamento dell’area stabiese di Fratelli d’Italia che ne chiedeva le immediate dimissioni.




“Un tema che interroga un Paese intero – ha continuato Carmen Di Lauro – a cui lavorano diversi gruppi politici. Il coordinamento stabiese di Fratelli d’Italia, lo stesso che ha all’interno un consigliere comunale di maggioranza divenuto ormai famoso anche all’estero per le sue uscite fuori luogo, è un po’ confuso sul tema ed ha perso, ieri, un’altra occasione per tacere su un argomento che palesemente non conosce se non sommariamente perchè forse ascoltato al bar. Chiedo quindi agli esponenti del partito della Meloni a Castellammare di Stabia di prendere appunti così da evitare altre figuracce: Stando anche alle dichiarazioni della Direzione nazionale antimafia, legalizzare la cannabis significherebbe colpire proprio le organizzazioni criminali che con quel business ingrossano le loro tasche.

Tale provvedimento ridurrebbe la liquidità delle organizzazioni criminali ma anche il consenso che questo traffico genera nei contesti di periferia urbana. Noi che abitiamo in luoghi di frontiera lo sappiamo benissimo. Luoghi in cui la prospettiva offerta dalla criminalità organizzata attraverso lo spaccio di ‘facile guadagno’ è ancora molto seducente. Legalizzare, dunque, significherebbe ridurre questo legame pericoloso e liberare le nostre periferie da contesti di degrado ed emarginazione sociale.




Parliamo, adesso, di dati: uno studio di Transcrime mostra come i ricavi in Ue delle organizzazioni criminali dal mercato della droga ammontino a circa 27,7 miliardi di euro, dei quali 6,7 sono riferibili alla cannabis. Soldi che nel nostro paese finiscono nelle tasche delle mafie. I dati italiani oscillano intorno ai 3 miliardi per la sola cannabis, collocando il nostro Paese secondo solo dopo la Gran Bretagna per ammontare annuale del guadagno per la criminalità organizzata. Insomma, pare che la repressione non abbia portato grossi risultati.

La cannabis da mercato nero è molto spesso pericolosa perché mescolata con sostanze altamente nocive con l’obiettivo di aumentare il peso del prodotto e accrescere i conseguenti ricavi. L’università di Berna nel 2016 ha analizzato 191 campioni di marijuana sequestrati sul territorio svizzero e ha scoperto che il 91% di questi risultava contaminato. Questa come altre inchieste hanno dimostrato come, mischiate con la cannabis venduta nei mercati illegali d’Europa, ci sia ammoniaca, lacca, lana di vetro e piombo. Ma anche alluminio, ferro, cromo, cobalto ed altri metalli pesanti altamente nocivi. Legalizzare la cannabis garantirebbe il commercio di un prodotto sicuro, con un sistema di licenze e certificazioni a monopolio statale.

Ultimo ma non in ordine di importanza è l’utilizzo di cannabis a scopo terapeutico che può gestire i sintomi di molte patologie: dolore nella sclerosi multipla, nelle lesioni al midollo spinale, l dolore cronico di origine neuropatica o oncologica, per il glaucoma e per la sindrome di Tourette, nausea causata da chemioterapia, radioterapia, terapie per l’Hiv, anoressia. Essa può correre in aiuto di pazienti con Parkinson, Alzheimer, malattie intestinali croniche, psoriasi”.



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