Negli ultimi giorni sono stati registrati più di 100 nuovi casi di Coronavirus a Pechino, rendendo così evidente la nascita di un nuovo focolaio in una città in cui si credeva che la situazione fosse ormai sotto controllo.

Il mercato di Xinfadi, il più grande di tutta la capitale, nonostante il rigido controllo da parte delle autorità cinesi, si è rivelato un pericoloso centro di contagio.

Ben undici quartieri, nei pressi del mercato di Xinfadi e oltre 10 aree residenziali nel distretto di Haidian, altri luoghi centro di contagio, sono stati posti immediatamente in un severo lockdown.




Si ritorna così, nella capitale cinese, a nuove restrizioni: sono già state annullate attività sportive e culturali al chiuso, e il partito ha già punito i funzionari responsabili locali. Due funzionari dei distretti di Fengtai: Zhou Yuqing e Wang Hua, sono stati sollevati dal proprio incarico con l’accusa di “inadempienza ai doveri” e sono sotto inchiesta per “cattiva gestione in materia di prevenzione e controllo dell’epidemia”, sollevato dall’incarico anche Zhang Yuelin, il direttore generale del mercato di Xinfadi.

L’Oms lancia l’allarme: bisogna capire l’origine e l’entità del contagio.

A Pechino non si registravano casi da ben 50 giorni, ed ora in una settimana sono già saliti a 106 i casi confermati.

Quando possiamo essere effettivamente al sicuro dal rischio di una ricaduta se anche dopo ben 50 giorni Pechino si ritrova ad essere un nuovo focolaio?




In Italia il contagio non è ancora fermo del tutto, ancora si registrano nuovi positivi ogni giorno; solo nella giornata di ieri sono stati registrati ben 303 nuovi casi, 259 dei quali in Lombardia, mentre le altre regioni non superano i 10 contagi, tranne l’Emilia Romagna che ne registra 11.

Questi numeri, anche se ancora lontani dallo zero, ci hanno consentito di tornare ad una situazione più vivibile, una sorta di “normalità mutilata”, ma pur sempre preferibile rispetto al lockdown totale della fase 1.

In momenti di crisi come quello che abbiamo affrontato negli ultimi mesi abbiamo fatto sacrifici immensi, e siamo riusciti a dimostrare all’Europa e al mondo intero di essere uniti in questa battaglia contro un nemico invisibile.

Ci siamo scontrati per primi, insieme alla Cina, in questa lotta sanitaria, abbiamo sopportato i giornali stranieri, che con il loro usuale “garbo” ci etichettavano come untori, abbiamo resistito e stiamo tutt’ora cercando di resistere alla crisi economica che il virus ha portato con sé.

È durante i periodi di crisi che si dimostra la tenacia e il valore di una nazione; ora che non siamo più gli unici in difficoltà a causa della pandemia, basta gettare uno sguardo anche veloce al resto del mondo per renderci conto di come i nostri sforzi non siano affatto una cosa da poco.




Possiamo anche solo vedere l’esempio degli Stati Uniti per rendercene conto: una nazione considerata a livello mondiale una sorta di gigante onnipotente, una nazione che evoca nelle menti di tutti il cosiddetto sogno americano, in poco più di un mese è in ginocchio.

La difficile situazione amplifica il disagio del popolo che, adirato, disperato, insofferente, infrange le regole e manifesta, seppur per giuste cause, come può essere l’uccisione di un afroamericano innocente, travalicando spesso i limiti imposti dal distanziamento e bypassando i criteri di legittimità. Sono fuori controllo e numerosissime le manifestazioni talvolta anche violente che lacerano il paese, creando un clima poco dissimile a quello di una guerra civile.

Manifestare è un diritto ed ha un’incredibile importanza a livello sia politico che sociale, ma bisogna tener conto anche dell’emergenza attuale fuori dall’ordinario, queste manifestazioni possono causare un’impennata dei contagi, problema ormai in secondo piano per il Presidente Trump, vista l’attuale instabilità del paese.




Ma in Italia la preoccupazione principale è ancora il coronavirus, e vista la facilità con cui può sprigionarsi un nuovo focolaio bisognerebbe avere più cautela e cercare di limitare le occasioni propizie alla diffusione del virus. Bisognerebbe cercare di posticipare le manifestazioni a un periodo più sicuro e consono, e nel frattempo mostrare il proprio dissenso con i mezzi che la tecnologia ci offre, o almeno rispettare il distanziamento sociale e l’obbligo delle mascherine.

Ma se le misure di sicurezza non vengono rispettate in primis dai parlamentari, che dovrebbero essere d’esempio per i cittadini, come possiamo aspettarci che le manifestazioni vengano svolte in sicurezza?

Hanno fatto molto scalpore le foto delle manifestazioni avvenute il 30 maggio, e quelle del 2 giugno dove non è stata osservata sempre la distanza di sicurezza né tantomeno l’obbligo della mascherina. Lo stesso Matteo Salvini si è tolto la mascherina per parlare e scattare foto con i manifestanti, e lo stesso ha fatto anche Giorgia Meloni.




Siamo nella fase di coesistenza con il virus, e di convivenza con il rischio di contagio, ma non bisogna dimenticare che la prevenzione per la diffusione del virus è essenziale, e non si possono trascurare le norme che servono a garantire la salute pubblica.

È dovere delle istituzioni e dei leader politici di collaborare, anche se in disaccordo con il governo, ai provvedimenti presi, evitando in questo modo di dissuadere anche se involontariamente i cittadini all’osservanza delle norme di sicurezza.

È necessario un ultimo sforzo e dimostrare quell’unità nazionale necessaria per sconfiggere definitivamente il Coronavirus.

 Salvatore Gabriele Popolo



Donazione sostieni il Gazzettino Vesuviano
Condividi
PrecedenteCoronavirus, zero positivi e zero decessi. Altri 16 i guariti
SuccessivoIl Napoli contro la Juventus per la finale di Coppa Italia. Sarà trionfo?
Il giornale “il Gazzettino vesuviano”, fondato nel 1971 da Pasquale Cirillo e attualmente diretto da Gennaro Cirillo, si interessa principalmente delle tematiche legate al territorio vesuviano e campano; dalla politica locale e regionale, a quella cultura che fonda le proprie radici nelle tradizioni ed è alla base delle tante associazioni e realtà che operano sul territorio.Siamo impegnati a garantire la massima qualità e la massima integrità nel nostro lavoro giornalistico. Ci impegniamo a mantenere alti standard etici e professionali, evitando qualsiasi conflitto di interesse che possa compromettere la nostra indipendenza e la nostra imparzialità.Il nostro obiettivo è quello di fornire ai nostri lettori notizie e informazioni affidabili su una vasta gamma di argomenti, dalle notizie di attualità ai reportage approfonditi, dalle recensioni ai commenti e alle opinioni. Siamo aperti a suggerimenti e proposte dai nostri lettori, e ci impegniamo a mantenere un dialogo aperto e costruttivo con la nostra community.