Nell’ultimo consiglio comunale svoltosi a Volla negli ultimi giorni la “pietra dello scandalo” è stato il via libera ai lavori per il recupero della vecchia Masseria De Carolis. Maggioranza compatta e opposizione con il coltello tra i denti.

E’ ormai un rudere abbandonato al suo destino da anni, la Masseria de Carolis che insiste nel comune di Volla, sull’omonima strada. Una struttura privata che il Comune negli ultimi anni non ha potuto far altro che tenere sotto osservazione, delimitare e mettere in sicurezza per evitare che potesse essere pericolosa per i cittadini.


La decisione di concedere ad una ditta richiedente, e proprietaria dell’immobile, di intervenire radicalmente sulla struttura ha registrato non poche contrarietà non solo nell’assise cittadina. Attacchi, fondati o meno che siano, sono stati veicolati attraverso mezzi di stampa e attraverso tutti i canali social, è così che si fa politica ai giorni nostri.

Quello che è certo, è che ora la vecchia casa colonica, la masseria, potrà ritrovare una nuova vita e comportare non pochi vantaggi, certamente per l’imprenditore che sta investendo in questa idea, ma anche, e forse soprattutto, per la comunità vollese con l’eliminazione definitiva del pericolo che una struttura del genere, ormai cadente e inservibile, rappresenta. I lavori che l’amministrazione Di Marzo ha approvato tramite una convenzione con l’impresa privata titolare della concessione, prevedono anche il ripristino della viabilità su via De Carolis, arteria di collegamento tra Via Filichito e Via Vittorio Emanuele, con annessi servizi, illuminazione pubblica e marciapiedi. Ma l’Ente comunale, che ha concesso un’autorizzazione per edilizia residenziale sociale, otterrà anche la realizzazione, a costo zero per Volla, di una ludoteca con ampio giardino, del ripristino dell’antico basolato che caratterizzava lo spazio antistante la masseria e la cessione, da parte della proprietà, di un’area di 1.200 mq. su cui il Comune di Volla potrà realizzare un area a verde attrezzata per le famiglie e l’intera comunità.


L’edilizia residenziale sociale, inoltre, prevede che siano individuati come assegnatari prioritari le giovani coppie, i nuclei familiari con disagio abitativo o con almeno un componente che abbia un’invalidità non inferiore al 70%. Gli alloggi realizzati nell’ambito di tale intervento dovranno essere proposti ad un prezzo non superiore a quello risultante dall’applicazione dei massimali di costo di cui alla Delibera di Giunta Regionale n. 269 del 24 giugno 2019.

Infine nell’accordo stipulato tra amministrazione e il privato che intende realizzare circa 24 appartamenti in quelle cubature, anche la ristrutturazione della Cappella attigua alla Masseria De Carolis, dedicata a San Gennaro e in cui si svolgevano le messe di cortile per i tanti lavoratori che vivevano ed operavano nell’antica azienda agricola, fattore, braccianti, stagionali e così via.


Ma non a tutti questa decisione è andata a genio. Si è gridato allo scandalo. Si sono invocate interpellanze parlamentari e auspicato l’arrivo di una commissione d’accesso per verificare gravi abusi perpetrati da Di Marzo e compagni. Una struttura di valenza storica “sottoposta a vincoli” che l’amministrazione avrebbe saltato a piè pari senza porsi alcun dubbio su quanto si stesse facendo. Nelle parole dichiarate alla stampa e postate sul web, velatamente, ma fin troppo chiaro il rimando a loschi affari, alla solita politica corrotta.

Ma andiamo per gradi e proviamo a capirci qualcosa. I tanto sbandierati “vincoli” storici, paesaggistici o di qualsiasi altro genere siano, stando a quanto evidenziatoci da alcuni componenti dell’Ufficio Tecnico Comunale, non esisterebbero affatto. Non vi è traccia né nell’archivio comunale, né tantomeno nel ben più recente atto notarile di cessione della struttura al nuovo proprietario. Nessun vincolo che avrebbe richiesto un parere della Soprintendenza, nessun salto a piè pari da parte dell’amministrazione.

Certo, stando al vecchio Piano Regolatore, che tutti da anni vogliono sostituire con un nuovo Puc e nessuno ancora vi è riuscito, e che è tuttora in vigore, la Masseria De Carolis ricadrebbe in un area con destinazione urbanistica della sottozona A1-restauro. Esisterebbe, quindi, un obbligo di conservazione assoluta dell’organismo architettonico sul quale si potrebbe intervenire solo con opere di restauro statico architettonico ed adeguamento funzionale. Purtroppo, ed in questa situazione appare ancora più evidente la necessità di realizzare ed adottare al più presto un nuovo documento urbanistico, il vecchio Piano Regolatore risulta del tutto superato ed inefficiente alla luce delle tante e nuove norme regionali intervenute nel corso degli ultimi anni in materia urbanistica ed edilizia. Il restauro prevederebbe l’utilizzo della pietra di tufo, cosa non più possibile. Dal Tufo emerge un gas fonte di radiazioni ionizzanti potenzialmente dannose, il Radon-222 e quindi bandito dalle costruzioni. Inoltre le norme previste per un territorio, sia pur non rientrante in “zona rossa” per rischio vulcanico, ma certamente soggetta a rischio sismico non sarebbe più possibile realizzare interventi di ripristino di parte del caseggiato senza la realizzazione delle fondamenta.


Altro punto, inoltre, che ci è saltato all’attenzione, il vecchio ponticello che univa anticamente le due parti della immensa masseria. Alcuni anni fa, la struttura, anch’essa in tufo, fu abbattuta per motivi di sicurezza dato che si estendeva da un lato all’altro della strada cittadina. In quel caso nessuno invocò soprintendenze, né tantomeno si invocarono commissioni d’accesso, si pianse per lo sfregio alla storia e nemmeno qualcuno si preoccupò di restauro e di conservazione.

Qualcuno si è anche ricordato delle parole dell’ingegnere Ferruccio Ferrigni, redattore del Piano urbanistico targato sindaco Ricci nel 2008. Puc successivamente naufragato grazie a beghe politiche che hanno solo fatto, e questa è storia, il male della cittadina vesuviana. Stesse parole che si ritrovano anche nel preliminare del Puc 2020 in fase di realizzazione. Parole che parlano di salvaguardia dei fabbricati di interesse storico e soggetti ai vincoli della Soprintendenza. Se sono presenti ovviamente. E inoltre stiamo parlando di due documenti che nei fatti non esistono: il primo decaduto e il secondo non ancora realizzato.

La realtà dei fatti è che è più facile che l’intervento approvato sia pienamente in regola, che un’intera amministrazione abbia scelto scientemente di avere seri problemi con la giustizia proprio in un Paese come il nostro nel quale i vincoli storici, artistici e paesaggistici sono di primaria importanza anche per l’economia del turismo e per la grandissima valenza storica che ricoprono anche le più apparentemente insignificanti vestigia di un passato unico per l’umanità tutta.


E in effetti come ci è stato chiarito da alcuni componenti della maggioranza del governo cittadino, la “deroga” concessa è relativa solo ai materiali e alla tecnica costruttiva.

L’impresa che realizzerà la rinnovata Masseria De Carolis, come si evincerebbe dai progetti presentati manterrebbe una estrema fedeltà ai prospetti esterni senza aumentarne volumetria, ricostruendo, ovviamente in cemento armato, anche l’antico ponticello che tornerebbe a legare i due corpi della struttura.

Comunque bisognerà attendere gli sviluppi. Dal Palazzo di Città si dicono sereni e trasparenti e attendono che chi si sta opponendo con tanta veemenza presenti i documenti, i “vincoli” che impedirebbero quella che a loro parere non è altro che un altro passo verso il futuro di Volla.

Gennaro Cirillo



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