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Mondragone, dall’emergenza sanitaria all’emergenza razziale

Forte la tensione nella zona dei Palazzi Cirio di Mondragone. La comunità bulgara, posta sotto quarantena dopo l’accertamento dei numerosi casi di Coronavirus è assediata da ieri da manifestanti italiani. Ieri, oltre un centinaio di cittadini italiani, vista l’inefficacia della presenza delle forze dell’ordine hanno optato per una “azione” collettiva, intervenendo di persona nella “spinosa questione”. Abituati a risolvere i problemi di petto, sentendosi spesso abbandonati dalle autorità locali e non, i manifestanti hanno circondato la zona rossa, circoscritta ai cinque palazzi Cirio che ospitano i bulgari e dalla quale nei giorni scorsi si sono allontanati diversi residenti facendo perdere le loro tracce.


Un cordone volontario e non autorizzato di cittadini italiani si è organizzato spontaneamente reclamando interventi concreti e drastici. «Vergogna, vi dovete vergognare» ha protestato un comitato rappresentativo composto da circa 30 cittadini, perlopiù donne, recatosi in Municipio per richiedere al sindaco Virgilio Pacifico un’azione forte contro chi da anni risiede anche clandestinamente sul suolo campano, beffandosi come, in quest’ultimo caso delle normative, delle disposizioni messe in atto, cui gli italiani sono dovuti e hanno voluto sottostare per il benessere di tutti.


«A manganellate li dovete prendere: perché vi siete fatti prendere in giro per tutti questi anni? Hanno preso in giro tutta la città, solo qui a Mondragone si è osato violare una zona rossa: reagite, dovete reagire, o lasciate fare a noi: voi giratevi dall’altra parte». Parole dure, durissime, che nascono da mesi di lockdown, ma che nascondono anche quel velato odio che in questi anni si è nutrito ed è cresciuto a dismisura e che oggi sembra non avere più freni.

Gli abitanti di Mondragone sono pronti a “fare da soli” e già serpeggiano voci che farebbero pensare a una sorta di pulizia etnica. Dalle parole ai fatti si teme non passerà molto tempo e l’arrivo dell’esercito si spera possa arginare in qualche modo una situazione che va delineandosi sempre più incontrollabile ed esplosiva.


Una caccia alle streghe che vede tutti contro tutti. Gli italiani contro i bulgari, i bulgari contro gli italiani; i residenti contro il sindaco che aveva promesso in campagna elettorale di occuparsi della questione “bulgara”, il sindaco che cerca di sviare l’attenzione verso le altre istituzioni che in questi anni non sono intervenute.

Poche le mascherine presenti tra i manifestanti assembrati sotto le finestre dei Palazzi Cirio, ma tante le parole che trasudano ostilità e insofferenza verso una comunità che, in fuga dalle loro terre, negli anni, si è in qualche modo appropriata della città casertana e che al momento si sta traducendo in frasi razziste e danni alle auto e furgoni dei bulgari e per tutta rispposta nel lancio di oggetti dai balconi sul sottostante raggruppamento di cittadini italiani.


La paura del Covid ha risvegliato quel risentimento contro il “diverso”, il timore dell’altro differente per cultura, razza, lingua, religione. Allo stato attuale urge contrastare la diffusione del contagio, come affermato dallo stesso sindaco Pacifico, ma ciò che preoccupa è che “il problema sanitario” possa trasformarsi in una discriminazione razziale.

“Noi siamo stati bravissimi in Campania – ha commentato il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, intervenendo sulla questione – e non possiamo tollerare che per colpa di qualcuno si metta in discussione la tutela della salute di tutti e non può diventare una questione di razzismo perché lo troverei sinceramente un’ulteriore mortificazione in un momento così difficile”.

Bianca Di Massa



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