E mentre a Torre Annunziata, le vicende legate allo stadio Giraud, mantengono in ansia il popolo torrese e savoiardo in particolare, ecco la nemesi, qualcosa di incredibile accade.
Ma ciò che colpisce di più è la forza con cui un Torrese, vince la Scarpa d’Oro, battendo Levandosky ed un certo Ronaldo… scusate se è poco. Sì, il miglior bomber europeo è quel ragazzo biondo cresciuto a pane e pallone, dalle strade di Torre Annunziata al vivaio del Sorrento da cui lo prese la Juventus, cedendolo poi definitivamente, ritenendolo non un calciatore dal livello bianconero. Ecco e qui comincia la storia di Ciro Immobile, le tappe della sua carriera sono tante e tutte di spessore.
Il pensiero va a quando stravinse il campionato di serie B col Pescara di Zeman ed in campo Insigne, Verratti e lui l’Immobile, mai fermo e sempre pronto a catapultarsi in rete. Poi qualche incomprensione nel Genoa e ancora Borussia Dortmund e la parentesi spagnola col Siviglia, fino al ritorno in Italia con la maglia del Toro, con Belotti al suo fianco e infine la Lazio di Simone Inzaghi.
Titoli di capocannoniere a iosa e l’ultimo culminato con la conquista della Scarpa d’Oro, cosa riuscita solo a Luca Toni e Francesco Totti, ma ora il palmares si tinge del bianco celeste laziale, ma anche del colore di Torre Annunziata.
Invecchieremo, ce ne andremo, ma quel sogno regalatoci da Ciro, rimarrà negli annali e nessuno potrà mai togliercelo. Questa è Torre Annunziata, un vaso di Pandora dal quale esce ogni cosa, ma quando caccia fuori il bello… c’è da stupirsi e oggi il bello è Ciro Immobile.
Ernesto Limito