“Dobbiamo convivere con i contagi d’importazione. E consideriamo che ne abbiamo moltissimi sommersi anche all’interno del Paese” ad affermarlo è il primario infettivologo del Sacco di Milano, Massimo Galli.
Con l’apertura delle attività ed una maggiore mobilità dopo il periodo del lockdown, si moltiplicano i casi di contagi da “ritorno”. Sono i contagi da importazione, quelli che entrano nel nostro Paese a seguito del rientro di italiani dall’estero o si manifestano con l’arrivo di cittadini stranieri affetti da Covid.
Purtroppo il virus non ha mai smesso di circolare e oggi più di ieri ha trovato il modo di propagarsi con maggiore velocità. Fortunatamente l’esperienza e i lunghi mesi di sacrifici ci hanno insegnato ad agire con cautela, mettendo in campo tutte le precauzioni possibili.
“Rispetto alla scorsa ondata, quando pensavamo bastasse chiudere i voli dalla e per la Cina, abbiamo imparato a fare i controlli e a scovare sul nascere i focolai. Quindi utilizziamo gli strumenti che abbiamo: la quarantena per chi arriva, i tamponi sui casi sospetti, il tracciamento dei positivi. Ora riusciamo a diagnosticare l’infezione molto prima».
Tuttavia, secondo l’infettivologo milanese, non esiste solo un contagio da importazione da tenere sotto controllo, ma molto più subdolo è il contagio sommerso, del quale aver paura.
I numeri cominciano a salire, un po’ dovunque, da Nord a Sud, anche se poco per volta, ma il rischio si raggiunga la punta dei 500 contagi al giorno sembra avvicinarsi sempre più. “Purtroppo cominciano a salire, per ora di poco, anche i ricoveri in terapia intensiva”, ha dichiarato Galli. “Per questo non dico di attuare interventi estremi come il blocco delle frontiere – aggiunge – ma almeno utilizzare il massimo della prudenza, questo sì”.
Insomma un altro avvertimento per tutti, affinché si tenga sempre alta la guardia e si seguano con attenzione tutte le norme di prevenzione per il contenimento del Covid e la tutela della propria ed altrui salute.