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Napoli, disoccupati in strada: “No all’elemosina, Sì alla dignità!” – VIDEO –

Oggi, Mercoledì 2 settembre sono ancora una volta scesi in strada i disoccupati del Movimento di Lotta – Disoccupati 7 Novembre e hanno ancora una volta rivendicato il loro diritto al lavoro.

Questa volta, la protesta è avvenuta dinanzi agli studi Rai di Napoli, con la speranza di puntare un riflettore più ampio, sulla loro causa.



Muniti, come sempre, di striscioni e dei verbali degli impegni assunti dalle istituzioni locali, e puntualmente disattesi, hanno nuovamente dato voce alla frustrazione generata da un’attesa costante e priva di risposte.

A far luce e chiarezza sulla situazione attuale è il portavoce Eduardo Sorge, che ci tiene a sottolineare la continuità che il movimento intende mantenere per salvaguardare le ragioni dei disoccupati e dei lavoratori.

“Abbiamo una vertenza aperta da oltre cinque anni. Una vertenza fatta di proposte e progetti di pubblica utilità, a partire dalla manutenzione di spazi abbandonati e dalla riapertura di alcuni edifici che potrebbero essere destinati per una funzione pubblica, fino alla messa in sicurezza di territori e alla pulizia di alcune periferie abbandonate; inoltre la lotta allo spreco e alla povertà come progetti sull’eccedenza alimentare”.


Questi proponimenti, finalizzati sin da subito a dare un salario ai disoccupati e a tributare dei servizi alla città, sono sfumati ancor prima d’essere seriamente presi in considerazione, nonostante gli innumerevoli confronti dei coordinatori col Comune di Napoli e con il Ministero del Lavoro, passando anche per la Regione.

“Questa situazione dura ormai da anni, nonostante alcuni impegni assunti dalle istituzioni di cui oggi abbiamo alcuni verbali ufficiali; li abbiamo portati con noi per denunciare quest’insolvenza.”

Ad appesantire il carico dei manifestanti, sembrano essere anche le innumerevoli denunce piovute a seguito di precedenti presidi.

“Il 23 Maggio ci fu un’iniziativa a Piazza Dante, dovevamo raggiungere Città Metropolitana per un incontro politico con i rappresentanti di Città Metropolitana e comune; purtroppo il presidio non andò come avremmo voluto perché ci fu quasi la volontà da parte della questura di creare disordine. Fummo chiusi nei vicoli di Napoli, fra l’altro in un momento in cui bisognava rispettare il distanziamento.”

La repressione attuata dalle autorità portò ad un subbuglio che svantaggiò tutti i partecipanti alla manifestazione.


“Mentre ai disoccupati e ai lavoratori che chiedono salario e lavoro spettano solo denunce, multe e botte, nel frattempo assistiamo a governi e ad istituzioni che rispondono solo agli interessi di chi mette al centro la necessità del profitto e non della salute e del lavoro della stragrande maggioranza della popolazione. Oggi Movimento 7 Novembre è qui per dire che bisogna chiudere questa vertenza, che bisogna far partire questi progetti, e inoltre ci teniamo a rispedire al mittente tutte le denunce e le multe che stanno arrivando a iosa ai disoccupati e alle disoccupate”.

Sembra essere chiara, dunque, la posizione dei dimostranti, la cui perseveranza non viene intaccata dalle querele mosse da chi si espone come parte lesa. Una corsa che sembra carburare grazie all’unione di chi lotta per uno scopo comune, e che non lascia spazio alle insinuazioni e alla discordia.

Non sarà una guerra fra poveri; la realtà è che ci sono solo due parti: chi lavora per il proprio salario o chi vorrebbe un salario, e chi invece sfrutta continuamente chi lavora e chi non lavora, perché più disoccupati ci sono e più chi lavora all’interno verrà spolpato per paura di perdere il proprio posto”.


Altrettanto lineare appare l’approccio nei confronti di chi gira il capo e finge abulia, spostando l’attenzione dei media su ciò che sono le proteste e le altre iniziative d’impatto del movimento, e non sulle numerose proposte che i disoccupati intavolano per far capire quale tipo di lavoro potrebbe essere sfruttato già nell’immediato futuro.

“Non chiediamo l’elemosina, chiediamo dignità, e se non ce la daranno, siamo disposti a bloccare la città.”

Elvira La Rocca



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