Il panorama letterario di colora di una nuova “penna”, che abbiamo avuto il piacere di intervistare in anteprima per “il Gazzettino vesuviano”. Si tratta di Marianna Bianchetti al suo esordio nell’agone dell’editoria con la sua opera prima “Ai limiti di una strada”.
L’autrice, nativa di Roma e campana di adozione (la madre è originaria di Napoli), ha da sempre coltivato la passione per la scrittura, in simbiosi con la sua attività professionale (lavora nell’ambito della massoterapia).
“Ai limiti di una strada”, per le tematiche trattate, conferma l’assunto che il genere dalle venature “noir” sia un efficace veicolo per poter parlare di problematiche che si riverberano nelle cronache odierne. L’autrice Marianna Bianchetti, attraverso questa intervista, ci consegna idealmente le “chiavi” per accedere al suo “mondo di scrittrice”, che l’ha portata a scrivere questa storia, divenuta ora del “lettore” che vorrà immergersi nella lettura del romanzo.
Sei all’esordio come scrittrice: come è nata l’idea di scrivere “Ai limiti di una STRADA”?
“Il sogno di scrivere un romanzo era in cantiere da tempo, l’ispirazione è giunta ascoltando lo straordinario vissuto di un uomo, ho pensato, perché non dar voce a personaggi e luoghi che possano muoversi tra realtà e fantasia?”
Ci dai brevemente delle coordinate della trama a beneficio dei nostri lettori?
“Questa è la storia di Mattia, un giovane che decide di saltare sul treno del malaffare, il ragazzo si fa strada in breve tempo, e si ritrova nel vortice del narcotraffico internazionale, paradossalmente tutto lo sfiora e nulla lo attraversa. Quando la vita presenta il conto da pagare, il prezzo è altissimo e Mattia cade nel baratro della disperazione. Passano gli anni, il ragazzo diventa uomo e comprende di avere una sola possibilità di salvezza attraverso l’amore, ma prima di qualunque decisione dovrà imbattersi in se stesso e affrontare i suoi demoni”.
Ti sei ispirata a qualche modello di scrittore o scrittrice per questo tuo esordio, anche come stile o scelta del genere letterario?
“Fondamentalmente credo nell’unicità di un autore, lo stile può piacere oppure no, importante non sia una bella o una brutta copia di qualcuno. In quanto al genere letterario, non posso negare una passione per il noir in genere”.
Si dice che a volte, attraverso la scrittura, ci si liberi dai propri “demoni: potresti dare un significato al tuo rapporto con la scrittura, come la intendi tu?
“Il rapporto con la scrittura è un affare assai intimo, scaturisce dall’interno e si riversa tra le pagine, i demoni sono compagni di viaggio, a volte fondamentali, altre, da esorcizzare”.
Il protagonista del romanzo, Mattia, ha qualche corrispettivo in altri personaggi del mondo letterario?
“Il protagonista è un personaggio che prende spunto dalla realtà, per questo si dimostra incoerente e contraddittorio, mentre un personaggio fantastico mantiene sempre una sua coerenza. No, Mattia non ha nessun corrispettivo con altri personaggi”.
E’ prevista una trasposizione del romanzo nel mondo della fiction sul piccolo o grande schermo?
“Il romanzo è una narrazione visiva, una successione di azioni, anche interiori. C’è conflitto tra i personaggi e soprattutto all’interno dei personaggi. Il libro, per quanto completo in sé, si presenta bene a un approfondimento “drammatico” sarebbe bello veder respirare ogni personaggio, penso ci sia abbastanza materiale tra le pagine da coprire uno sviluppo più ampio di un film. Una serie suona meglio”.
Nella stesura della romanzo, hai sofferto qualche volta della cosiddetta sindrome della “pagina bianca” in termini di ispirazione?
“Nessuna sindrome da pagina bianca, piuttosto il contrario, ma bisogna imparare a mettere il punto e, consapevolmente, non vedere come un nemico la parola, fine”.
Hai seguito qualche schema per il “processo creativo’’ di genesi del romanzo?
“La forza di questo romanzo è tutta nel filo sottile che unisce la fantasia alla realtà, non uno schema preciso ma, la necessità di seguire una disciplina con consapevolezza, il processo creativo necessita di un suo ordine”.
Le tematiche trattate nel romanzo sono “forti”: secondo te, tramite un romanzo, quali “messaggi” o “risposte” si possono dare al lettore per interpretare la realtà di tutti i giorni?
“Siamo d’accordo, i contenuti sono piuttosto alti, eppure, il tema del dolore, delle scelta sbagliate o di un momento di disperazione, ci tocca tutti personalmente, non è forse questa la vita? Il messaggio è di riuscire a farne un punto di forza e riscattarsi… tra i nostri ” nonostante tutto””.
In esclusiva per i lettori de “il Gazzettino vesuviano” se ci dai qualche anticipazione dei tuoi progetti futuri in ambito letterario.
“Si, sto lavorando al secondo romanzo, qualcosa di nuovo e, tuttavia riconducibile a
“Ai limiti di una strada” ma qui di strada ce n’è tanta da fare, e senza ” limiti”’’.
Domenico Ferraro