Non sono in molti a sapere che la storia dell’Ordine dei Cavalieri di Malta, una delle istituzioni più antiche della civiltà cristiana e occidentale, e che sin dalla fondazione ha avuto quale obiettivo la difesa della dignità dell’uomo e la sua assistenza in caso di calamità e guerre, è nata a Scala, una delle belle cittadine abbarbicate sui monti che guardano verso il mare della costa d’Amalfi. O, per meglio dire, fu il fondatore dell’Ordine, il Beato Fra Gerardo Sasso, ad avere natali “scalesi”, come appunto si chiamano gli abitanti di quel comune della provincia di Salerno, che oggi conta millecinquecento anime o poco più.

A consentire al lettore di ripercorrere la storia, e che Storia, dei “Cavalieri ospitalieri”, come vennero chiamati in origine gli appartenenti a quell’ordine, nata appunto novecento anni fa, ci hanno pensato due studiosi Angelandrea Casale e Paolo Imperato che, dopo la revisione del testo operata da un altro studioso d’eccezione, il professor Salvatore Ferraro, hanno provveduto a ristampare un testo, ormai introvabile, che mezzo secolo, e passa, fa monsignor Giuseppe Imperato (1914 – 2003) parroco – arciprete dell’ex cattedrale di San Lorenzo in Scala e poi dell’ex cattedrale di S. Maria Assunta in Ravello, fece imprimere con il titolo «Il Beato Gerardo Sasso, fondatore dell’Ordine di San Giovanni Battista di Gerusalemme, gloria italiana e figlio di Scala».

Il libro, che viene appunto riproposto per ricordare il novecentesimo anniversario della scomparsa di Fra’ Gerardo, che dell’Ordine da lui fondato fu il primo Gran Maestro, mette un punto fermo sulla secolare disputa delle origini del Beato Sasso: francese o amalfitana. «Conoscitore della storia della Costa d’Amalfi» scrivono Casale e Imperato nella loro prefazione, monsignor Giuseppe Imperato «attraverso una approfondita ricerca su fonti archivistiche e documentarie, sostiene l’origine amalfitana e propriamente dalla città di Scala, di Fra’ Gerardo della nobile famiglia dei Sasso». Schiatta tra le più nobili del territorio, fu difatti quella dei Sasso. Tanto che, come scrisse lo storico Camera, «nessun’altra famiglia poteva stare a livello della famiglia Sasso, e per nobiltà di natali, e per virtù e scienza e per magnificenza e ricchezza» anche perché tra gli antenati vi erano stati sia alcuni principi longobardi sia lo stesso San Romualdo.

E però, il testo, che viene ripubblicato nella collana «Parva Melitensia», fondata e diretta dal Casale sin dalla fine degli anni Novanta del secolo scorso, assume anche valenza storica, oltre che celebrativo del Beato Sasso, perché ripercorre con dati di fatto e riferimenti importanti, le vicende di questi pezzi di territorio della costa d’Amalfi che tanta importanza hanno avuto nel panorama più vasto della storia italiana e campana, in particolare. Insomma, si ripercorre anche la storia di Amalfi, repubblica marinara, gloriosa tra quelle italiane, e della sua vita politica, religiosa, marinara e guerriera, oltre che commerciale. Ovviamente, con il tutto appena accennato perché a volerla narrare per filo e per segno servirebbe altro che un opuscolo di poche pagine di pagine, per quanto dense di nomi e vicende complesse come le crociate. Insomma, un centinaio di pagine che contengono cenni bio-bibliografici dell’autore, corredandole con immagini a colori di monumenti e stemmi dei Sasso, si leggono tutto d’un fiato e che verranno presentato in un incontro la cui data è prevista per il prossimo novembre con un apposito evento dedicato al Beato Gerardo.

Carlo Avvisati



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