Anzitutto per un dato numerico. Il bacino del fiume abbraccia i territori di tre Province – Napoli, Salerno ed Avellino – coinvolge 39 Comuni per quasi 1 milione di abitanti complessivi. Inoltre, gli effetti dell’inquinamento si estendono su un’area molto più ampia visto che il fiume sfocia nel golfo di Napoli. Pertanto sono compresi almeno Torre Annunziata e Castellammare di Stabia e, a seconda delle correnti meteomarine, la stessa Penisola sorrentina. Per affrontare in modo deciso il problema ci sono alcuni passaggi obbligati da fare.
Prioritaria è la realizzazione di un sistema fognario uniforme e diffuso per tutta l’area di Bacino. Faccio qualche esempio concreto, senza nessuna pretesa esaustiva. Una città come Nocera Inferiore – 70 mila abitanti – non ha le fogne e scarica direttamente nel fiume. Scafati e Pompei hanno le fogne ma manca il collettore per il depuratore che sono attualmente in realizzazione da parte della Gori e quindi, anche loro, attualmente, in gran parte scaricano direttamente nel fiume, cosi come la parte antica di Gragnano scarica tal quale nel fiume Vernotico che finisce direttamente a mare tramite il rivo San Marco A monte del Sarno, nei Comuni di Solofra e Fisciano hanno fogne, collettore ed anche depuratore – che si trova a Mercato S. Severino – ma vengono scaricati reflui industriali (non trattati) che impattano sul sistema di depurazione bloccandolo e quindi ciò che arriva nel fiume spesso non è depurato.
Altre criticità sono date dalla presenza di rifiuti depositati lungo gli argini e dalla vegetazione massiva presente lungo il corso del fiume che è una delle concause delle esondazioni.
Che fare? È necessaria una soluzione a carattere comprensoriale. La Regione, nel 2015, ha istituito l’Ente Idrico Campano che può assumere un ruolo decisivo nell’affrontare e risolvere questi problemi. L’Ente Idrico deve pianificare, in accordo con i Comuni che fanno parte dell’Ente, la realizzazione di un sistema fognario efficiente ovunque. A tal fine deve diventare l’unico soggetto competente in materia ma, ad oggi, esiste più sulla carta che nella sostanza. Quindi, va rafforzato e dotato di autentica autonomia organizzativa e finanziaria.
Inoltre l’EIC deve essere individuato anche come l’unico interlocutore per i contenziosi pregressi legati alle gestioni commissariali della bonifica del fiume, un macigno che spesso blocca, sul piano procedimentale, gli interventi di risanamento. Altra questione riguarda il Consorzio di Bonifica del Sarno che dovrebbe essere impiegato per la pulizia dalla vegetazione e la rimozione delle ostruzioni al fine di assicurare un ordinato scorrimento del fiume e per evitare esondazioni, inoltre dovrebbe progettare e realizzare opere per migliorare la qualità di funzionamento dei canali superficiali.
Ovviamente il consorzio gestisce il gettito erogato dai Comuni aderenti. Ma il Consorzio è stato depotenziato. È in carenza di personale, ha una struttura organizzativa poco performante, In altri termini non può fare quello che sulla carta dovrebbe fare. Alla luce delle considerazioni fatte mi impegno, fin d’ora, a portare nel prossimo consiglio regionale una proposta di legge che, anzitutto, definisca in termini di contenuti e cose da fare la competenza sui corsi idrici superficiali che è regionale. In modo da imporre alla Regione, proprio in quanto soggetto istituzionale competente, una serie di interventi o la supervisione sugli stessi.
L’Ente Idrico Campano va individuato come primo Ente chiamato a pianificare le opere necessarie al risanamento del Sarno, potenziando il Consorzio ed abolendo i canoni da parte dei comuni. È necessario che il Consorzio diventi Ente a totale partecipazione della regione, eliminando la tassa a carico dei cittadini. Mi impegno, inoltre, ad essere al fianco dei Comuni che insistono nell’area di bacino per affiancarli in un lavoro di cui sono i primi protagonisti sia come componenti dell’assemblea dell’Ente Idrico, sia come istituzione più vicina ai cittadini che vivono lungo il corso del fiume. Sono convinto che, insieme, possiamo riuscire a realizzare un’impresa storica ma che ormai non è più rinviabile. La recente emergenza sanitaria ha messo, se mai ce ne fosse bisogno, in evidenza come tutto in natura è connesso. La terra e l’ambiente sono la struttura portante della rete della vita. Non possiamo continuare a mortificarle.