A pochi giorni dai funerali di Maria Paola Gaglione, aleggia ancora un clima d’incredulità attorno ad una vicenda che ha scosso tutta Italia.

Una perplessità, però, non così estranea alla realtà provinciale, spesso monopolizzata da una formazione machista e selettiva, resta.


Pur non volendo generalizzare dicendo anche nelle periferie più emarginate c’è sempre una percentuale di persone che promuove il progresso e condanna le violenze discriminatorie, pare oltremodo ipocrita negare l’esistenza della regola predominante; una diseducazione culturale che stigmatizza e disapprova la diversità, giudizio a cui i mass-media contribuiscono con la stesura di alcuni articoli e peccando di misgendering.

Che cos’è il MISGENDERING? Il MISGENDERING, su cui la stampa italiana inciampa spesso, consiste nell’appellare la persona trans con l’articolo/pronome non corrispondente alla sua identità di genere, cioè quella in cui il soggetto si riconosce.


In questi giorni, Ciro Migliore si è visto privato, oltretutto, dell’autenticità della sua persona, venendo descritto come “l’amica trans”, “Cira”, o “la ragazza che soleva farsi chiamare Ciro”.

Un misconoscimento frutto di superficialità e disattenzione da un lato, ma anche frutto di una conscia presa di posizione, come nel caso delle dichiarazioni social di Arcilesbica Nazionale (secondo cui l’identità di genere è solo un concetto astratto e strettamente legato alla presenza di genitali maschili o femminili) da cui buona parte della comunità LGBTQI+ si è dissociata.

Ciò che agli occhi di molti, ed in questo caso dell’informazione pubblica, può sembrare un dettaglio e una disavvertenza di poco conto, per le persone che “subiscono” non è nient’altro che una forma di violenza, una trascuranza che genera disforia, una negazione del proprio corpo o di alcune parti di esso.


L’inimmaginabile angoscia di non essere riconosciuti/e dalla società per quello che si è, aggiunge un altro tassello alla parete di omo-bi-transfobia che ci separa dalla crescita e dal progresso, un’evoluzione necessaria che fatica a carburare nonostante ci si vanti di un avanguardismo di facciata; una menzogna che  spinge a credere che la morte di Maria Paola sia stata frutto di un incidente, e non di uno schema patriarcale in cui i sentimenti di una persona siano strettamente legati al volere dell’opinione pubblica, del nucleo familiare e di una comunità che stenta a credere ad un legame privo di stereotipi di genere.

L’unico strumento per garantire una minore avversione nei confronti di ciò che non si conoscere, è appunto quella di istruirsi, accettare l’esistenza di sfumature e non solo di colori netti e ordinari.



A seguire, una basilare terminologia transgender con cui iniziare una procedura d’informazione.

  • Cisgender: Concordanza fra identità di genere ed il genere sessuale attribuito alla nascita.
  • Transgender: Categoria di persone il cui sesso alla nascita non corrisponde con la propria identità di genere, che può essere maschile, femminile o nessuna delle precedenti. Ciò può essere esternato da come ci si veste o da inclinazioni comportamentali.
  • Transessuale: Categoria di persone che s’indentificano col sesso opposto e che scelgono di modificare chirurgicamente i propri genitali al fine di ottenere il sesso elettivo.
  • Non binario: Categoria di persone che non si sentono né uomo né donna, identificandosi in entrambi i sessi o in nessuno dei due.

Per quanto riguarda i pronomi da usare, è sempre bene chiedere alla persona in questione come preferisce essere appellata, e non dare per scontato che il nome che la persona sceglie di usare sia esplicativo.

Elvira La Rocca



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