51. Questo numero, da solo, può spiegare meglio di qualsiasi analisi la dimensione del trionfo di Vincenzo De Luca e la catastrofe elettorale del centrodestra e di Stefano Caldoro. Tanti sono infatti i punti di distacco che separano il Governatore uscente dallo sfidante più accreditato presunto leader di quello che fu il centrodestra in Campania. Un trionfo assoluto, limpido, inattaccabile che, probabilmente, in molti, anche tra i suoi sostenitori non auspicavano.

Una voragine di proporzioni inaudite che diventa ancora più grande se riferita al misero 9,93% messo insieme da Valeria Ciarambino del Movimento 5 Stelle, uscito con le ossa rotte da questa competizione elettorale dopo aver strapazzato tutti alle ultime politiche. Sono passati appena due anni. Sembra un’era geologica fa.



Fallimentare anche l’esperienza delle due liste che si collocavano a sinistra del Partito Democratico. Potere al Popolo e Terra, insieme, superano a stento il 2%. E se si unisce questo dato al risultato altrettanto magro della lista Democratici e Progressisti a sostegno di De Luca, si capisce come, per la cosiddetta sinistra radicale, più che di crisi sarebbe ormai il caso di parlare di estinzione. Il naufragio di progetti così poco allettanti per un elettorato da anni non più disposto a concedere cambiali in bianco, dovrebbe interrogare dirigenti, o sedicenti tali, sull’opportunità di scindere l’atomo, invece di trovare punti di ancoraggio che appaiono indispensabili.

Vero è che il Governatore uscente ha saputo sfruttare al meglio il nuovo scenario politico che si è aperto all’indomani dell’avvio della fase emergenziale. Non era scontato. De Luca ha saputo gestire, sagacemente e con la giuste dose di fermezza, uno dei momenti più delicati capitati sulla strada di tutti gli amministratori pubblici.



Ha saputo dosare bastone e carota, ha dato fondo a tutta la sua capacità persuasiva e alla sua proprietà di linguaggio. Riuscendo così ad entrare in sintonia con i cittadini della Campania. A titillarli, quando necessario, puntando su senso di appartenenza ed orgoglio, argomenti sempre utili per sedurre le platee, anche quelle più eterogenee.

Ma è stata tutta la strategia di comunicazione a funzionare perché fondata sulla continua esaltazione delle eccellenze (Cotugno, Ascierto su tutti) così da oscurare i temi più indesiderati. I tanti riconoscimenti che gli sono piovuti addosso, spesso da fuori confine o addirittura dall’estero (Naomi Campbell), hanno fatto il resto. Contribuendo alla trasfigurazione di“Vicienz a funtana” nell’Uomo della Provvidenza.

A questa strategia i principali competitor non hanno saputo opporre altro che sguaiate parole d’ordine basate spesso su inchieste che poco hanno smosso perchè, evidentemente, fondate su basi troppo deboli. Facendolo peraltro a pochi giorni dall’appuntamento elettorale. L’unico risultato è stato quello di catalizzare il voto moderato in un’unica direzione. Quella dello sceriffo che con il lanciafiamme aveva scongiurato l’ecatombe durante il lockdown. La transumanza di interi pezzi di centrodestra alla corte dell’ex sindaco di Salerno doveva accendere una spia da prendere seriamente in considerazione. E invece si è spinto sull’acceleratore degli attacchi personali e sulla mala gestione del Covid. Insomma, peggio di così non si poteva davvero fare.



Molti osservatori ed analisti sostenevano già molto prima del 20 e 21 settembre che di vera battaglia non si poteva parlare tanto era il divario nella consapevolezza delle persone. Il dissolvimento di Forza Italia, disintegrata dalle guerre intestine (chi ricorda il trattamento riservato a Cesaro Jr)), la debacle della Lega, incapace di radicarsi in un contesto sociale che non ha dimenticato le parole di disprezzo pronunciate in passato, e il risultato molto al di sotto delle aspettative di Fratelli d’Italia, sono stati la cartina di tornasole di tale di un’avventura iniziata male e finita peggio.

A trionfare, insieme a De Luca, è stato Mario Casillo. L’ingegnere di Boscoreale è stato il candidato più votato. Con oltre 42.000 preferenze l’esponente del Partito Democratico si candida a ricoprire ruoli importanti nella Campania che verrà. E chissà come si articolerà il rapporto tra i due che nella passata consiliatura non è stato, per usare un eufemismo, molto solido. Ecco. Questo potrebbe essere il dato più interessante emerso da queste elezioni. De Luca ha trionfato, ha prosciugato il bacino elettorale della destra. Ha ridotto all’impotenza gli odiati 5 stelle. La sfida sarà quella di governare con una coalizione che certamente omogenea non è.



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