In questi ultimi mesi a parecchi utenti è capitato di vedersi rimuovere e/o oscurare, per non dire censurare, post dai principali social network.
Sono in genere i fact checker incaricati dalle aziende miliardarie a svolgere l’azione di “controllo”.
Ma bisognerebbe capire fino a che punto può essere veritiera una tipologia di controllo, se questa azione arriva da più aziende private, incaricate appunto dalla multinazionale che detiene la proprietà degli spazi che gli utenti utilizzano.
Inoltre da chi viene finanziata quella stessa azienda che aziona l’attività di censore ne confronti di chi pubblica post e contenuti.
Facebook Inc. e Twitter Inc. mercoledì hanno limitato un articolo del New York Post che collegava Joe Biden ed il figlio in affari con una compagnia energetica ucraina (la stessa figurava nell’indagine sull’impeachment di Trump).
Facebook diceva che avrebbe ridotto la diffusione dell’articolo in attesa che i suoi verificatori ne valutassero l’autenticità.
Twitter ha invece inserito un avviso alle persone che hanno cliccato sull’articolo, comunicando di aver “intrapreso azioni per bloccare i collegamenti alla storia perché alcune delle immagini dell’articolo contenevano materiale che violava le regole di Twitter sulla condivisione di informazioni personali e materiali compromessi”.
Trump nel frattempo in un suo post afferma: è “terribile che Facebook e Twitter hanno tolto la storia delle e-mail di ‘Smoking Gun’ relative a Sleepy Joe Biden e suo figlio, Hunter, nel @NYPost”.
Il Presidente USA aggiunge quindi: “Non c’è niente di peggio di un politico corrotto. REPEAL SEZIONE 230!!!”.
Nel suo post twitter Donald J. Trump si riferisce al “Communications Decency Act del 1996″ che protegge le aziende tecnologiche dall’essere citate in giudizio per i contenuti degli utenti sulle loro piattaforme.
La situazione si è fatta infuocata perché i social continuano ad etichettare o a bannare i post che ritengono falsi. Così Trump ha invitato il Congresso ad abrogare la sezione 230 del Communications Decency Act, mentre il Dipartimento di Giustizia ha chiesto al Congresso di adottare una nuova legge che ritenga Facebook, Google e Twitter legalmente responsabili del modo in cui moderano i contenuti.
Nel frattempo le testimonianze in merito, di Zuckerberg, Sundar Pichai e Jack Dorsey, rispettivamente Amministratori delegati di Facebook, Google e Twitter, dovrebbero arrivare al Comitato del Commercio del Senato già entro fine di questo mese.
Per il senatore Ted Cruz le società stanno censurando e cercando di influenzare le elezioni presidenziali. Il repubblicano del Texas a tal proposito ha scritto all’amministratore delegato di Facebook Mark Zuckerberg e al CEO di Twitter Jack Dorsey.
Josh Hawley invece, anch’egli repubblicano è Procuratore generale dello Stato del Missouri, ha detto: “La prossima settimana, quando il Senato tornerà al completo, dovremmo votare sul mio disegno di legge che consente agli americani di citare in giudizio Big tech per censura e trattamento ingiusto”.
“Se la Big Tech persiste, in coordinamento con i media mainstream, dobbiamo immediatamente spogliarli delle protezioni della Sezione 230. Quando il governo ha concesso queste protezioni, hanno creato un mostro!”, questa è una delle ultime frasi (che leggiamo nella slide in basso) del Presidente USA, contro le grandi corporation del Big Tech.
Andrea Ippolito