Sabato scorso, durante l’incontro Napoli-Atalanta, l’attaccante azzurro Victor Osimhen ha mostrato una maglia con su scritto “END POLICE BRUTALITY IN NIGERIA” subito dopo aver segnato.

Il gesto di solidarietà non è passato inosservato, ma quale vicenda si nasconde dietro a questo messaggio?

In questi giorni, infatti, molte città nigeriane stanno affrontando una piaga ch’è da tempo oggetto di mobilitazioni sociali.


Le prime proteste risalgono al 2017, quando Amnesty International accusò i funzionari della SARS (un’unità delle forze di polizia nigeriana) di detenere illegalmente giovani nigeriani e di estorcere denaro alle loro famiglie.

Successivamente furono raccolte 10.195 firme per presentare una petizione all’Assemblea Nazionale della Nigeria, chiedendo lo scioglimento dell’unità. La proposta fu presa in considerazione, appoggiata anche da alcuni senatori, ma si concluse in un nulla di fatto. Gli attivisti passarono così ai social media per sensibilizzare il web sull’argomento, e su Twitter cominciò a circolare l’hashtag #ENDSARS fra le tendenze.

All’inizio di questo mese, le contestazioni si sono riaccese quando, sabato 3 ottobre 2020, un video caricato sul web è diventato virale in pochissimo tempo; le immagini immortalavano un agente della SARS sparare ad un giovane nigeriano davanti al Wetland Hotel di Ughelli, una città dello Stato di Delta.


Da quel momento in poi, il dissenso non si è più limitato alle “mura del web”, ma si è riversato fra le strade delle principali città nigeriane; i manifestanti, guidati da attivisti e celebrità locali, hanno documentato le repressioni e la brutalità della polizia con video e foto.

Ad Abuja e Osun, ad esempio, sono stai lanciati dei lacrimogeni addosso ad una folla, una ferocia che ha causato la morte di Jimoh Isiaq ad Oyo.

I contestatori però non si sono lasciati scoraggiare, avanzando, anzi, delle richieste ben precise: il rilascio immediato di tutte le persone arrestate durante le proteste, ed un risarcimento alle famiglie delle vittime; la creazione di un organismo indipendente che controlli ed indaghi sulla cattiva condotta della polizia, ed infine, una più attenta ed accurata valutazione psicologica degli agenti.

A seguito del “chiasso” scaturito dallo stato di agitazione popolare, il capo della polizia nigeriana ha annunciato lo scioglimento delle unità di polizia SPECIAL ANTI-ROBBERY SQUAD (SARS), ma i manifestanti hanno continuato a protestare nelle piazze nonostante le promesse di riformare le forze dell’ordine da parte del presidente dello Stato  Muhammadu Buhari.


La diffidenza degli attivisti pare essere più che giustificata, dato che, a quanto pare, alcuni agenti sarebbero stati semplicemente ridistribuiti piuttosto che condannati o congedati; la paura è quella che la SARS venga rimpiazzata da nuove squadre anti-rapine che continueranno sulla stessa linea di azione, cioè violando e sopprimendo la libertà di chi invece dovrebbero proteggere.

In un momento tanto delicato, la solidarietà e l’appoggio di volti noti come Osimhen è indubbiamente fondamentale per spostare l’ago della bilancia nei riguardi di una vicenda che ci sembrerà tanto lontana, ma che umanamente non lo è affatto.

Elvira La Rocca



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