I freddi numeri molto spesso non sono sufficienti per spiegare l’impatto di un giocatore sulla sua squadra. Ma per parlare del ruolo di Victor Osimhen, attaccante nigeriano classe 1998, nel Napoli di Gattuso partiremo proprio da una statistica: quando in campo c’è lui gli azzurri vanno in gol ogni 17 minuti e vincono sempre. Un dato che si basa su tre sole partite e forse impossibile da mantenere per tutta una stagione, ma che inizia a far sognare tutto l’ambiente partenopeo, tornato improvvisamente, con i dovuti scongiuri, a parlare di Scudetto.

“Victor ci mancava. Sì, sono innamorato di lui”. Parole e musica di Rino Gattuso, il tecnico che l’ha fortemente voluto e ha convinto il presidente De Laurentiis a spendere la bellezza di 70 milioni più bonus (acquisto più costoso della storia del club) per strapparlo al Lille e alla concorrenza dei più grandi club europei. Un amore sportivo che ha le sue ottime ragioni di esistere. Il 22enne nigeriano grazie alla sua fisicità e alla sua esplosività ha dato una dimensione nuova al gioco del Napoli, permettendo a Insigne e soci di cercare di più la profondità e di aggiungere all’arsenale offensivo anche il lancio lungo e la ricerca dello spazio. Una tattica che fin qui ha funzionato a meraviglia se pensiamo che nei 203 minuti giocati con il neo arrivato in campo, la squadra è andata a segno ben 12 volte. Senza di lui nessuna.

Probabilmente Osimhen attualmente non è ancora un attaccante da 20 gol a stagione (al momento il bottino personale parla di un gol e un assist nelle tre gare di campionato giocate), ma è indubbio che se le quote scudetto Napoli sono improvvisamente balzate verso il basso, buona parte del merito è proprio nelle sue prospettive di crescita e nella possibilità che aggiunga al gran movimento in campo anche una buona dose di cattiveria negli ultimi 16 metri. Fin qui ha scagliato verso le porte avversarie ben 12 tiri, solo 4 dei quali finiti nello specchio. Decisamente troppo pochi per il centravanti titolare di una squadra che punta alla vittoria del campionato.

Al momento è difficile dire dove Victor potrà arrivare ma la fame e la voglia di affermarsi non mancano e probabilmente non mancheranno mai. D’altronde per un ragazzo che ha trovato le sue prime scarpette da calcio ai bordi di una discarica di Olusosun, quartiere a nord di Lagos, capitale della Nigeria, quello di giocare e segnare in Serie A è un vero e proprio sogno a occhi aperti.

È stato proprio il calcio a togliere Osimhen dalla strada e a permettergli di trovare le risorse per mantenere una famiglia con sette fratelli e senza la madre. “Mio fratello ha venduto giornali sportivi, mia sorella arance in strada e io acqua in bottiglia in mezzo al traffico di Lagos”, ha raccontato il ragazzo durante una recente intervista. Una situazione estremamente difficile ma che non gli ha impedito di inseguire il suo sogno: quello di ripercorrere le imprese in campo del suo idolo Didier Drogba, apprezzato sia come calciatore che come uomo per l’impegno costante nel sociale.

I primi passi nel mondo del pallone Victor li muove nella Sinergy Ultimate Strikers Academy, accademia sportiva di Lagos che gli fa compiere tutta la trafila delle giovanili e gli permette di partecipare alla Coppa del Mondo Under 17 in Cile.

In quella manifestazione il nigeriano si fa notare da tutto il mondo. Porta i suoi compagni al titolo iridato e con 10 gol si laurea capocannoniere, Scarpa d’Oro e Pallone d’Argento della competizione. Le squadre europee iniziano a muoversi. La più veloce è il Wolsfburg che lo porta in Bundesliga nel 2017. L’esperienza tedesca, però, non sarà delle migliori: Victor si fa subito male a una spalla e pochi mesi dopo si ammala di malaria durante uno dei viaggi in cui va a trovare la famiglia.

Andrà nettamente meglio l’anno successivo con la maglia dei belgi dello Charleroi. Finalmente a posto fisicamente, il giovane nigeriano stupisce tutti e trascina i bianconeri con 20 gol in 36 partite.  Numeri impressionanti che convinceranno il Lille a dargli una chance in Ligue 1 per la stagione 2019/2020. E anche in Francia Victor non smette di segnare mettendo il suo nome sul tabellino dei marcatori per ben 18 volte (con 6 assist) in 38 partite e togliendosi anche la soddisfazione di realizzare le prime due reti in Champions della carriera.

Giocatore esplosivo, fisico da decatleta, Osimhen viene subito paragonato al suo idolo Drogba per la potenza e per le doti in campo aperto e molti iniziano a considerarlo il più grande talento formatosi in Ligue 1 negli ultimi anni dopo Kylian Mbappé.

Un attaccante con caratteristiche che al Napoli non si vedevano dai tempi di Edinson Cavani. È proprio per questo motivo che Giuntoli e Gattuso l’hanno fortemente voluto: per dare una nuova dimensione alla squadra e trovare nuovi sbocchi al gioco offensivo. Rispetto a Milik, suo predecessore al centro dell’attacco azzurro, Victor è meno “bomber” ma aiuta maggiormente la squadra in fase di non possesso e nella manovra ed è portato naturalmente all’assist per i compagni. In più è un giocatore estremamente veloce. Lo scorso anno è stato l’unico insieme a Mbappé ad aver raggiunto un massimo di almeno 35 km/h in almeno sei gare.

Quello che è sicuro è che il Napoli non potrà fare a meno di lui per tornare a coltivare le ambizioni tricolori. La fiducia nei suoi confronti è massima e il rapporto con Gattuso è già estremamente solido, così come quello con i compagni di squadra che non hanno perso occasione per elogiare le sue doti e il suo atteggiamento, sempre positivo e pronto al sacrificio. “La cosa bella è che ha tanta, ma tanta, fame anche dopo l’allenamento ha fame di imparare e ha voglia di esserci. Lui è un ragazzo molto umile”. Le parole di Dries Mertens intervistato sull’argomento. La stessa fame che hanno i tifosi azzurri di tornare ad alzare un trofeo.



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