Stasera, in Piazza del Plebiscito, la fiamma della contestazione è sembrata ben lontana dall’estinguersi.

In migliaia a combattere la crisi, a ribattere una disperazione che sembra aver definitivamente messo in ginocchio i cittadini campani e non solo. In piazza rappresentanti delle categorie che si sentono danneggiate come i ristoratori, i titolari dei bar, settori dell’indotto del turismo, ma anche studenti, esponenti dei centri sociali, singoli cittadini che stanno perdendo il lavoro.


Napoli, città precorritrice di una catena di mobilitazioni che sta riempiendo le piazze delle maggiori città italiane, è ritornata a far sentire la sua voce, accettando l’aiuto e la rappresentanza di numerosi esponenti di partiti politici e sociali.

Solo pochi giorni fa, a Piazza dei Martiri, un presidio di denuncia contro Confindustria è stata la chiara fotografia del periodo storico che il nostro Paese sta attraversando, il tutto poi degenerato in uno scontro diretto con le forze dell’ordine.

Una repressione che l’economia italiana sta percependo a discapito dei lavoratori che, nonostante la paura e l’apprensione per il Covid, non rinunciano ad opporsi alle decisioni di chi li governa, argomentando il proprio dissenso.


“I soldi li caccino i padroni, chi i soldi ce li ha, e non chi stenta ad arrivare a fine mese”.

Fra le varie proposte, spicca quella che porta la firma di Potere al Popolo, che concretizza e riassume il volere di quanti continuano la protesta.

I punti principali su cui non bisogna transigere vertono tutti in un disegno comune, che è quello di maggiore tutela delle categorie a rischio (disoccupati, precari, cassaintegrati, badanti, lavoratori a nero). Ciò che bisogna evitare, invece, è una lotta alla supremazia, quindi arginare le contrapposizioni di potere ed investire su un piano sanitario funzionante e sui servizi pubblici.

Insomma, la minaccia di un secondo lockdown annunciato da Vincenzo De Luca sabato scorso, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Un vaso già straripante di rabbia e angoscia, la stessa che, dopo il varo del Dpcm di Conte, sta animando le strade e che sta chiedendo un aiuto economico per poter sostenere l’ennesimo rallentamento delle proprie attività.


“Ci vogliono risorse per le attività che non potranno riaprire, e per mettere in sicurezza quelli che devono riaprire” grida la folla. Intorno alla piazza decine di camionette delle forze dell’ordine e agenti in tenuta antisommossa. Dopo un po’ i manifestanti, con il consenso delle forze dell’ordine che avevano bloccato il percorso con un cordone, si sono diretti verso la sede della Giunta regionale campana nella vicina Via Santa Lucia, dove i manifestanti, davanti all’ingresso chiuso, hanno intonano “Napule è” di Pino Daniele.


“Noi non faremo un solo passo indietro, noi rimarremo qui fin quando non otterremo un tavolo tecnico dalla Regione per capire come fare per andare avanti”. Un appuntamento costante sembra già essere stato coordinato dagli organizzatori delle mobilitazioni.

“A partire da domani, tutti i giorni alle 18:00, ci troverete sotto il palazzo della Regione a Santa Lucia. Noi non faremo un solo passo indietro!”

A manifestazione conclusa un centinaio di manifestanti si sono recati sul lungomare. Un momento di tensione nel corso del quale un manifestante è stato fermato.

Elvira La Rocca

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