Un paio di giorni fa ristoratori, esercenti, cuochi, pasticceri, camerieri, baristi ed altre categorie di lavoratori, hanno apparecchiato i loro tavoli sui masegni di Campo Santo Stefano a Venezia, per protestare contro i DPCM del Governo italiano.
La protesta contro la chiusura dei locali si è svolta in contemporanea con altre città e piazze italiane come Trieste, Ancona, Milano e tante altre.
Gli operatori ed imprenditori si sono seduti sulla strada mostrando i cartelli che specificavano i danni economici che avrebbero subito a causa delle decisioni del Governo. Sulle alcuni cartelli si legge infatti: “300mila posti di lavoro a rischio“.
Anche ai piedi del monumento ai Caduti di Ancona sono state apparecchiate le tavole e si sono ritrovati tutti insieme baristi, cuochi, pasticceri, operatori di discoteche, sommelier, etc. Presente il direttore di Confcommercio Marche che ha parlato di “una iniziativa per dimostrare in maniera rispettosa e silenziosa cosa sta accadendo alle attività, colpite nel profondo e nella dignità”.
Il tutto è stato organizzata da Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi) e da Confcommercio. Per Venezia con l’appoggio delle associazioni presenti nella città lagunare: Aepe (Associazione esercenti pubblici esercizi) e Anbc (Associazione nazionale banqueting & catering).
Come ha riferito a Venezia Ernesto Pancin (AEPE): “Il settore dei pubblici esercizi perderà nel 2020 per il primo lockdown 27 miliardi di euro su 96 di fatturato complessivo”.
Il rappresentante dell’Associazione esercenti pubblici esercizi aggiunge anche il costo di questo secondo lockdown che si aggira sui 2,1 miliardi di euro “e impedirà a 600 mila persone di lavorare”. Poi ricorda che “il settore garantisce acquisti per 300 miliardi di euro e dà da mangiare in media a 11 milioni di persone”.
“Mi auguro che il governo vi ascolti, che venga compreso il valore della manifestazione e che questo messaggio arrivi a destinazione; hanno messo in ginocchio la nazione…Non si muore solo di Covid, moriremo di fame”, afferma l’assessore al Commercio del Comune di Venezia, Sebastiano Costalonga, il quale ricorda che “i ristoratori hanno fatto di tutto per organizzarsi nel rispetto delle norme” e che gli investimenti fatti, come voleva il Governo, non possono “cadere nel vuoto”.
In una Piazza Duomo a Milano apparecchiata per protesta, gli esercenti hanno scritto: “Siamo a terra”.
Come riporta milanotoday gli organizzatori dicono che “l’obiettivo della manifestazione è ricordare i valori economici e sociali della categoria, che occupa oltre un milione e duecentomila addetti e chiedere alla politica di intervenire in maniera decisa e concreta per salvaguardare un tessuto di 340mila imprese che prima del Covid-19, nel nostro paese generava un fatturato di oltre 90 miliardi di euro ogni anno”.
Il Presidente della Fiepet Confesercenti Roma e Lazio Claudio Pica, pochissimi giorni prima affermava al Corriere della Sera: “Subito un incontro con il Governo che deve dichiarare lo stato di crisi del turismo e della ristorazione. Se la bozza del DPCM verrà confermata, subito sussidi a fondo perduto alle imprese per non farle chiudere definitivamente. Solo a Roma il 60% delle imprese rischia di chiudere e lasciare a casa oltre 100 mila dipendenti”.
Andrea Ippolito