Non nasconde la sua preoccupazione, il ministro della salute, Roberto Speranza, dinanzi all’aumento dei numeri dei contagiati in Italia. Le misure sinora messe in campo sembra non abbiano sortito l’effetto sperato, anche se il Cts consiglia di attendere ancora qualche giorno per poter giudicare l’efficacia o meno delle stesse. Il problema, secondo il ministro della salute, non sono tanto i reparti di terapia intensiva che dovrebbero reggere ancora, quanto piuttosto il numero dei contagiati che non tende a diminuire, nonostante divieti e limitazioni. “La curva epidemiologica è ancora molto alta. Quel che mi preoccupa è il dato assoluto, che mostra una curva terrificante. O la pieghiamo, o andiamo in difficoltà”.


Per questo motivo il Governo sta elaborando, in queste ore, un nuovo Dpcm che possa segnare una svolta decisiva. “Abbiamo 48 ore per provare a dare una stretta ulteriore”, ha dichiarato il ministro, allarmato dalla presenza di “troppa gente in giro”.

Sono queste ore decisive, secondo Speranza, per prendere le giuste decisioni e affrontare con rinnovata energia, maggiore fermezza, chiusure parziali o mirate la diffusione del virus.

L’ipotesi al vaglio del governo comporterebbe infatti limitazioni più severe e la possibilità di lockdown circoscritti alle zone attualmente di maggior rischio.


Il ministro si è espresso anche a riguardo delle scuole, che sin dalla loro riapertura, sono state al centro dell’interesse e della preoccupazione del governo, dividendo ministri ed opinione pubblica. “L’idea del governo – ha dichiarato Speranza- è sempre quella di non toccare le scuole. Vogliamo difenderle il più possibile, ma purtroppo dobbiamo farlo dentro il contesto di una epidemia”. Ciò significa che, considerata la situazione attuale, soprattutto in determinate zone del Paese, “la scuola non è intangibile”.

Per questo motivo, il nuovo Dpcm dovrebbe lasciare ai governatori la facoltà di intervenire e sospendere le lezioni in presenza anche per il primo ciclo e la scuola secondaria di primo grado, come d’altronde già fatto, anche se tra mille dispute, attacchi e passi indietro, dal governatore della Campania e negli ultimi giorni da quello della Puglia. “Non a caso – ha aggiunto Speranza – non abbiamo impugnato le ordinanze”.

Dunque il Dpcm in arrivo tra domani, lunedì 2 e martedì 3 novembre, saranno i governatori a decidere ulteriori limitazioni dettate dal contesto specifico del territorio.


Sulla base dei dati dei nuovi contagiati rispetto ai tamponi effettuati e della tenuta delle strutture sanitarie potranno varare nuove limitazioni, decidere in materia di scuola, predisponendone la chiusura per passare alla didattica a distanza, così come sugli orari di apertura dei negozi bar, ristoranti, pub, gelaterie e pasticcerie che possono subire ulteriori limitazioni rispetto a quelli decisi a livello nazionale, adesso previsti alle 18.

“Da lunedì – ha aggiunto infine Speranza in merito alla difficoltà per molte persone di sottoporsi al tampone in tempi rapidi, senza essere costretti a file interminabili o peggio ancora all’impossibilità di prenotarsi – i medici di medicina generale e i pediatri potranno fare i tamponi antigenici. Contiamo di arrivare a centomila al giorno in più”.

La sensazione è quella che più che emanare un nuovo Dpcm nazionale, un nuovo lockdown per tutta la Penisola, cosa che porterebbe inevitabilmente dure critiche e contestazioni al Governo centrale, si stia lavorando a un Dpcm che scarichi le responsabilità sui governatori. Da Roma si decide di chiudere, ma poi devono essere i presidenti di Regione a prendersi le critiche dei cittadini, con il grosso interrogativo dei controlli per il rispetto delle regole, che nell’ultima occasione non sembrano essere stati proprio all’altezza.

Filippo Raiola



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