E stata diffusa, in serata, dall’Unità di Crisi regionale una nota esplicativa per quel che riguarda lo screening anti-Covid dedicato alla popolazione scolastica in vista della eventuale riapertura il prossimo 24 novembre.

Nella comunicazione regionale, in considerazione dell’elevato numero di richieste pervenute al numero verde istituito per raccogliere le prenotazioni, si chiarisce che:

1 – Lo screening viene effettuato con test antigenici. Non si tratta quindi di
tamponi molecolari.

2 – Il test è gratuito, completamente a carico del Servizio Sanitario Regionale.

3 – E’ volontario, ed è riservato esclusivamente agli alunni fino a 6 anni, ai
genitori/conviventi ed eventuali altri figli, oltre che al personale scolastico
docente e non docente.




Quindi contrariamente a quanto comunicato in un primo momento sempre dalla Regione, non saranno eseguiti tamponi antigenici, ma, sia gli adulti, docenti e personale delle scuole, che i piccoli dai 0 ai 6 anni, saranno monitorati per verificare l’eventuale contagio da coronavirus, solo con la somministrazione di un test antigenico.

Alla luce di quanto comunicato già in precedenza, poi chiarito oggi ed escludendo che l’Unità di Crisi stia parlando del test sierologico pungidito, ci restano ancora alcuni dubbi: cosa intende la Regione con test antigenico?


Ecco cos’è il “test antigenico”, come si effettua e che affidabilità può garantire?

Si tratta di un Test Rapido Covid-19, un test di screening che permette di identificare gli antigeni del virus SARS-CoV-2. Il test antigenico rapido viene somministrato con la stessa modalità del tampone nasofaringeo classico o molecolare. Il test tuttavia, a differenza di quest’ultimo, non ricerca il genoma, ossia l’RNA virale, ma la presenza di proteine di superficie del virus chiamate anche antigeni.

Se il tampone classico necessita in media di 24-48 ore per la sua elaborazione attraverso metodi molecolari, i risultati del test antigenico sono molto più rapidi: in circa 15 minuti si riceve l’esito. Tale velocità, tuttavia, ha un costo in termini di sensibilità: se la carica virale è bassa, il test potrebbe risultare erroneamente negativo e non riuscire a rilevare l’infezione anche se è presente. Infatti l’errore può essere provocato dal fatto che i test antigenici hanno bisogno di un campione contenente migliaia, probabilmente decine di migliaia, di particelle di virus e se una persona ne ha una bassa quantità, il test può dare un risultato falso negativo.


Il risultato ​positivo​ rileva la presenza dell’antigene SARS-CoV-2 nell’organismo; in questo caso il paziente dovrà ​effettuare il tampone molecolare, che rimane il test di riferimento per la diagnosi del virus SARS-CoV-2 ed osservare ​un periodo di autoisolamento fino al risultato del test molecolare.

Stando così le cose, non cambierebbe molto nella procedura, mentre si guadagnerebbe tempo per il risultato ma con un’affidabilità inferiore.


Ma la Regione pur parlando di “test antigenico” potrebbe anche intendere il “test salivare antigenico“.

Il test salivare antigenico, come nel caso del tampone rapido, può essere elaborato nel giro di una decina di minuti e va sempre a caccia delle proteine di superficie del virus all’interno della nostra saliva. In questo caso la precisione del test è però ancora più bassa, inferiore non solo al tampone normale, ma anche al tampone rapido. La strada del test salivare sembra quella giusta: è il test meno invasivo e più economico.

Forse gli organi regionali farebbero meglio a chiarire ulteriormente quanto, oggettivamente, poco chiaro con le poche righe già comunicate.



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