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Napoli Covid, Confapi: «Abolire split payment per liquidità a imprese»

L’impatto della pandemia da Covid-19 è sempre più devastante per il mercato degli appalti pubblici, che, dopo tre anni di incremento, ha subito un brusco stop. Tra gennaio ed agosto 2020, secondo un rapporto Anac, sul territorio nazionale si è registrato, rispetto all’analogo periodo dell’anno 2019 un -17,5% di spesa appaltata e un -10,4 % di gare d’appalto. «In questo delicatissimo periodo storico, le imprese più che mai hanno bisogno di lavoro e liquidità. Queste due prerogative dovrebbero trovare riscontro in una serie di misure da attuare da parte del governo. Esemplificazioni previste dal decreto Rilancio, ma che, da sole, non possono bastare».

Così il vice presidente Confapi Aniem Napoli Antonio De Vivo.


«Al fine di far avere maggiore liquidità alle imprese – prosegue De Vivo – sarebbe necessario, prima di tutto, vigilare sui rapidi pagamenti alle stesse da parte delle pubbliche amministrazioni. Anche perché l’Italia negli ultimi anni ha violato la direttiva europea del 2011 che fissava a 30 e 60 giorni i termini massimi per l’erogazione delle somme. Allo stesso tempo potrebbe rivelarsi un’ottima decisione quella di abolire lo split payment, che invece, nel frattempo, il 28 luglio 2020 è stata prorogato al 30 giugno 2023. Decisione giustificata con il fatto che l’eventuale eliminazione della misura avrebbe potuto determinare notevoli effetti negativi nella lotta contro l’evasione fiscale e nella riscossione dell’Iva, nonché sui costi amministrativi a carico dei soggetti passivi nelle attuali circostanze. Fermo restando che questo meccanismo è in deroga e vige solo in Italia, non sarebbe lecito domandarsi perché solo nel nostro Paese c’è questa forte evasione fiscale? Sarebbe a tal punto evidente che il problema principale è l’enorme carico fiscale, che per un’impresa raggiunge valori fino al 59,1 % dei profitti commerciali».


«Non di minore importanza – aggiunge – è la necessità di creare lavoro per le imprese. A tal proposito, visto l’imminente arrivo del “Recovery fund”, l’Italia potrà contare su circa 209 miliardi di euro ripartiti tra sussidi e prestiti. Bisogna farsi trovare pronti a questa nuova sfida, evitando, come accaduto molto spesso negli ultimi anni, di rispedire i soldi al mittente per carenza di progetti e idee. Oggi più che mai – conclude – con la digitalizzazione delle procedure di gare e di quelle di progettazione, eseguibili anche in smart working, va investito molto su tali aspetti».



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