Il Coordinamento Nazionale dei Docenti della disciplina dei Diritti Umani, dopo le dichiarazioni rilasciate da diversi esponenti politici in merito all’apertura delle scuole fissata per il 7 di gennaio, con una didattica in presenza al 50%, segnala di aver ricevuto molte lamentele da parte del mondo scolastico. Inoltre si può facilmente constatare dai siti delle testate giornalistiche di settore come tra i commenti degli interessati risulti maggioritaria la propensione alla cautela e la preoccupazione per le possibili conseguenze sia tangibile.




Il CNDDU chiede al Ministero dell’Istruzione di verificare ulteriormente le condizioni generali in atto prima di procedere all’aperture incondizionata delle scuole di ogni ordine e grado. Riteniamo fondamentale avviare monitoraggi globali e analizzare attentamente tutte le varie situazioni regionali prima di far ripartire docenti fuorisede e sollecitare la sanificazione dei locali, in quanto il rischio di dover nuovamente attivare la DaD dopo due/tre settimane in presenza in funzione di una terza ondata è tutt’altro che remoto.




Vogliamo evidenziare che, come riferito dalla sottosegretaria della Salute Sandra Zampa, e dai sindacati confederali in merito alle professioni da vaccinare in maniera prioritaria, la categoria degli insegnanti è tra le attività lavorative più rischiose per il contatto con il pubblico.

Ieri i contagi hanno fatto registrare un valore pari a 22.211 nuovi casi; 462 vittime ed un tasso di positività al Covid in Italia, che si attesta al 14,1% rispetto al 12,6% di giovedì. Si dovrebbe riflettere su tali dati considerando che oggi è soltanto il primo giorno dell’anno.

prof. Romano Pesavento
presidente CNDDU



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